Proprio perché sono cattolico non posso che essere un artista


CARACAS. – Romagnolo, poeta, cattolico. Basta poco a definire l’invitato italiano alla settimana della poesia di Caracas. Traduttore appassionato di Rimbaud, l’aspetto bonario del diligente padre di famiglia (di figli ne ha quattro), non riesce a nascondere una certa aggressività quando gli si rinfaccia il cattolicesimo come fosse un’accusa . Sicuro risponde:


” Flannery O’Connor diceva ‘ proprio perché sono cattolico non posso che essere un artista”.


“Il Bar del Tempo”, settemila copie vendute e quattro edizioni esaurite, è uno dei libri che ha portato con sé in Venezuela, un’opera energica, come lui stesso la definisce, e di “intensissima ricerca di verità”


Caracas? “Una città dove convivono tanto ferro e tanto cielo”.


– Le tue sono poesie che si capiscono, molto chiare: è un tentativo di avvicinare il pubblico ad un genere che perde colpi?


– Innanzitutto più che di pubblico parlerei di lettore, perché il rapporto con la poesia è personale. In ogni caso non me ne frega di avvicinarlo. Il problema è alla radice: l’opera d’arte non è tale se dice: “sei un cretino perché non capisci”. Deve invitare ad un viaggio. Nella storia del mondo le cose più profonde sono state dette semplicemente. Però attenzione, semplicità fino ad un certo punto. Dante nella lettera a Cangrande lo informa che sulla Divina Commedia ci sono quattro livelli di interpretazione: letterale, simbolico, analogico, anagogico.


– Rimane il fatto che il lettore ti legge e non si sente inadeguato.


– Certo. Dinanzi a Michelangelo non dici: “non lo capisco”, che è la prima cosa che pensi di molti artisti contemporanei. Con Michelangelo non pensi “oddio faccio cinque passi indietro perché non sono pronto”.


– Nella tua presentazione scrivi: “l’essere un cristiano cattolico non mi ha mai messo in quell’imbarazzo verso l’arte in cui taluni vorrebbero”. Perché questa giustificazione, chi ti accusa?


– Mi riferisco a quest’epoca. L’appartenenza religiosa è qualcosa di cui bisogna giustificarsi, eppure grandi artisti come Caravaggio e Michelangelo erano cattolici senza che nessuno ci facesse caso.


– Però tu stesso senti la necessità di specificare la tua religiosità.


– Perché è un’accusa che ti viene mossa, sembra che non si possa essere artisti e allo stesso tempo cattolici. Eppure il più grande poeta contemporaneo Elliot era cattolico. Il messaggio religioso per me è fondamentale. Il Dio che si è fatto uomo ci sottolinea come l’uomo non sia mai banale, da buttar via.


– Nella tua presentazione scrivi infatti “inserzione nel divino nell’umano”, un ateo avrebbe invertito i termini.


– Il cristianesimo è originale per questo, per l’avvenimento dell’incarnazione. Per un cristiano anche l’ultimo degli esseri umani vale quanto il presidente Bush. Lo stesso Dostoyevsky diceva che lo sguardo dell’essere umano non è quello di prima se l’infinitamente grande accetta di essere infinitamente piccolo.


– Dostoyevsky era uno scrittore molto conflittuale, tu sembri pacifico, sereno. Se qualcuno ti dicesse che la tua più che avanguardia è restaurazione, cosa risponderesti?


– Sarebbe qualcuno con le idee molto confuse, e comunque non tocca a me giudicare le mie poesie.


– Mai come adesso i critici sono unanimi nel dichiarare la morte della letteratura italiana. Ma è forse una crisi strutturale, non solo italiana. C’è un riposizionamento delle arti creative per cui quello che prima faceva uno scrittore adesso lo fa un regista, e quello che faceva un poeta adesso la fa il cantante?


– C’è un altro aspetto.Da cinquanta anni si dice che la letteratura è morta ma lo dicono quelli che ritengono la letteratura come esercizio di critica della società. E’ morta come la intendono loro, io credo invece sia vivissima. Ho fatto un’antologia di poesia italiana per la Garzanti, e abbiamo inserito 157 poeti.


– Ma voi poeti non siete ascoltati, come lo sono per esempio i cantanti, basti pensare ai concerti per l’Africa e al grande successo mediatico e di pubblico.


– Credi sia stato un successo? Ho seri dubbi. Ma cosa deve fare la poesia? Non ha il compito di fare opinione. Non l’ha fatto Omero, né Pound, né Leopardi. Certo può avere anche questo aspetto, ma non è decisivo.


– Però negli anni la poesia ha avuto funzioni differenti, Omero tramandava conoscenze tecniche con i suoi canti, ci diceva anche come si facevano gli scudi. Non si rischia di fare confusione mischiando epoche storiche diverse?


– No, Omero tramandava anche conoscenze, rimane il fatto che quando leggi l’Iliade ti commuovi per la morte di Achille, non per come si faceva uno scudo.


– Per finire, pubblicherai in Venezuela?


– Si, penso di si.


– Hai conosciuto poeti italo-venezolani?– Mi sembrano molto interessanti


Poesia dedicata da Rondoni alla signora Gilardi, ringraziandola per l’ospitalità ricevuta


Voler bene


Voler bene a una persona

è un lungo viaggio – –


rupi, cadute d’acqua e bui


improvvisi, dilatati


il chiuso di foreste,


lampi a volte


sul silenzio così vasto del mare


e strade sopraelevate, grida



viali immersi all’improvviso


in una luce sconosciuta.



Voler bene a uno, a mille, a tutti


è come tener la mappa nel vento.


Non ci si riesce ma il cuore


me l’hanno messo al centro del petto


per questo alto, meraviglioso fallimento.



Sugli altipiani di ogni notte


eccomi con le ripetizioni e le mani rovesciate


della poesia:


non farli stare male, sono tuoi, non farli andare via