Il nostro Centro Italiano Venezolano

Che il Paese é in crisi? Non é certo un segreto. Che l’inflazione, checché se ne dica, é sempre galoppante. Nessuno lo nega. Che un gran numero di industrie italo-venezolane non riesce a risalire la china e sono sull’orlo del fallimento mentre quelle redittizie sono sempre troppo poche? E’ cosa risaputa.


Quante volte abbiamo rimpianto il passato, quello del “’ta barato dame dos” giusto per intenderci? E con quanta fatica, oggi, tanti di noi riescono a sbarcare il lunario? Insomma, questa Venezuela nella quale viviamo non é piú quella che ha accolto i pionieri della nostra emigrazione. In bene o in male, é cambiata; é profondamente cambiata. E’ in questo scenario, irto di difficoltá ed ostacoli per ogni famiglia, che i soci del Centro Italiano Venezolano, giorni fa, sono stati chiamati ad approvare un aumento sostanziale delle quote di sostegno condimentate da sugose “quote speciali”. La ciliegina sulla torra? Il carattere retroattivo delle une e delle altre. Il risultato, ormai lo conosciamo: la bocciatura della proposta dopo il consueto acceso dibattito.


Aumento delle spese, incremento degli esborsi. Il nostro Centro Italiano Venezolano non é un oasi; non é estraneo ed indifferente a quanto accade nel Paese. E, fin qui, nulla da eccepire.


Aumenti nelle quote di sostegno? Forse necessari. Ma prima di gravare l’economia famigliare dei soci, giá tanto oberata dalle spese quotidiane, é necessario un attimo di riflessione. In effetti, si corre il rischio di ottenere un risultato tanto inatteso, quanto indesiderato. Ovvero, trasformare quello che é nato come un punto d’incontro della nostra Comunitá, di tutti noi;  in un luogo di riunione di pochi fortunati. E, siamo sicuri, non é questo né l’obiettivo di chi é stato chiamato ad amministrare il nostro Sodalizio, né il desiderio di chi ha riposto in loro tutta la fiducia.


Forse fare un po’ di storia non guasta. Conoscere il passato ci fa capire il presente. Il nostro Centro Italiano Venezolano nacque negli anni sessanta dopo un acceso ed appassionato dibattito. Si faceva sempre piú imperante le necessitá di un luogo d’incontro in cui i pionieri potessero far meno pesante il dolore della nostalgia, piú sopportabile lo strazio dei ricordi e  spontaneo il processo di integrazione, tenendo ben salde le tradizioni e la cultura della Madrepatria. Questo compito non poteva essere assolto dalla Casa d’Italia di Caracas, che pure era stata accanto agli emigrati al loro arrivo in terra venezolana. Questo era, e restava, il luogo d’incontro di pochi ed agiati connazionali. Cosí, grazie alla testardaggine,  caparbietá e visione del futuro di pochi connazionali capitanati dal dottor Lorenzo Tomassi, venne acquistato un terreno nella periferia della cittá; il terreno dove oggi sorge il nostro Centro Italiano Venezolano, diventato in pochi anni specchio della nostra Comunitá.


Estro, immaginazione, iniziativa e fantasia. Sono q-ueste le caratteristiche – o doti? –  che si esigono da chi é chiamato ad amministrare il nostro Centro Italiano-Venezolano. Estro, immaginazione, iniziativa e fantasia per proporre nuove formule, provvedimenti e fonti di finanziamento che permettano di non gravare economicamente i soci piú del necessario. Formule, provvedimenti, e nuove fonti di finanziamento accompagnate da iniziative che offrano  alternative a coloro che potrebbero trovarsi a disagio con gli aumenti, anche se modesti e limitati. Idee, in seno alla nuova Giunta Direttiva, ve ne sono; e tante. Ne possiamo dare atto. Ma queste devono essere presentate subito e prima di proporre nuovamente aumenti delle quote di sostegno o, ancor peggio, di suggerire “quote speciali”.


Amministrare con le arche piene, risulta facile. Chiedere denaro per superare le difficoltá, é la soluzione piú comoda. Quel che si chiede all’attuale Giunta Direttiva del nostro sodalizio é che intraprenda il cammino piú difficile, piú impegnativo: amministrare con parsimonia e moderazione, affrontando le difficoltá con idee originali,  inconsuete e vincenti.