Berlusconi: “Se vince la sinistra, sarà regime”

ROMA – Si inasprisce la campagna elettorale in Italia. Ieri Berlusconi è tornato ad ammonire: “Se vince la sinistra ci sarà un regime”. E il senatore forzista Paolo Guzzanti ha affermato che Romano Prodi sapeva, all’epoca, quale fosse il nascondiglio di Aldo Moro, facendosi promettere una querela dal Professore.


Partiamo da Berlusconi. Il premier, intervenendo al convegno dei “riformisti liberi”, ovvero dei radicali restati (a differenza di Marco Pannella ed Emma Bonino) nella Cdl, ha sostenuto la necessità di ridurre ancora le tasse, con l’obbiettivo di “ridurre il costo dello Stato” e azzerare “gli sprechi e i privilegi”. Poi, sul problema occupazione, e soprattutto qualità del lavoro, ha detto: “A me risulta, e me lo ha confermato oggi il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, che l’87% dei contratti è a tempo indeterminato”. Quindi l’attacco all’avversario politico: “Come si fa ad affidare il Paese a mestieranti della politica che non hanno fatto nessun altro mestiere e fanno la politica per campare bene, anzi, per campare sempre meglio perché vogliono il potere? La sinistra ha molto, troppo. E’ penetrata in tutte le casematte del potere: scuola, università, giornali, tv, sindacati, patronati che sono punti di propaganda straordinaria, la magistratura, il governo di 16 regioni su 20, 77 province su 110, 6.500 comuni su 8.000. Se gli diamo anche la maggioranza del Paese saremo al regime”.


La polemica Guzzanti-Prodi gira invece intorno a uno dei grandi misteri della recente storia italiana, il caso Moro. Uno dei tanti aspetti oscuri di quella vicenda è un episodio che, all’epoca, vide protagonista Romano Prodi: il Professore partecipò a una seduta spiritica, al termine della quale i partecipanti indicarono in “Gradoli” il luogo dove il presidente della Dc, in quel momento ostaggio delle Br, era tenuto prigioniero. Il paese di Gradoli venne setacciato dalla polizia, senza esito. Fatto sta che Moro era tenuto prigioniero a Roma, in un appartamento sito in via Gradoli. “Quando, in sede di commissione parlamentare, ho interrogato Prodi per chiedergli i motivi – ha detto ieri Guzzanti, ospite di Sky Tv – con me ha farfugliato sputacchiando. Ma poiché nessuno crede agli spiriti, alle sedute spiritiche o ai piattini che girano, sta di fatto che il professor Romano Prodi sapeva che Moro era prigioniero a via Gradoli. Disse Gradoli senza dire via: qualcuno volle capire Gradoli paese”. Guzzanti ipotizza che il nascondiglio di Moro fosse il terminale di “una sorta di tapis roulant con documenti (segreti, ndr) che entravano ed uscivano”, e che il suo rapimento e, in generale, tutto il terrorismo rosso di quegli anni in Europa siano stati manovrati dai servizi segreti dell’Est. Dunque, in sintesi, Prodi complice della sovversione d’Italia architettata dai servizi segreti comunisti!


Immediata la reazione di Prodi, che tramite il suo ufficio stampa parla di “gravissime insinuazioni” e annuncia querele contro il senatore azzurro. Quanto alla questione legata al nome Gradoli, ricorda la nota, “Prodi ha già esaurientemente risposto in tutte le sedi giudiziarie e parlamentari in cui è stato convocato”.