Tango-bond, scintille tra Fini e Lavagna

L’Argentina replica alle critiche che arrivano dall’Italia circa il trattamento riservato ai risparmiatori italiani che avevano in portafoglio i tango bond, consigliando gli italiani di guardare in casa loro e al comportamento poco consono della Banca d’Italia. La risposta arriva per bocca dell’ex ministro dell’Economia Roberto Lavagna (ora sostituito da Felisa Miceli) che ha curato il concambio che prevedeva un taglio del 70 per cento per il 76 per cento dei bondholder che vi hanno aderito


Ad accendere la miccia era stato il ministro degli Esteri italiano Gianfranco Fini, che a “Radio Anch’io” aveva dichiarato: “In mille circostanze abbiamo ricordato alle autorità di Buenos Aires che hanno il dovere di garantire ai risparmiatori italiani truffati. Ma non è facile perché c’è una certa insensibilità delle autorità argentine da questo punto di vista”.A stretto giro di posta è arrivata la replica di Lavagna: “Prima di rivolgere reclami all’Argentina – ha detto l’ex ministro – il governo italiano deve approfondire le indagini sulle irregolarità commesse dalla Banca centrale d’Italia in connivenza con le banche italiane”. Questo chiarimento delle responsabilità, continua Lavagna, “è essenziale, visto che i collocamenti del debito che ha realizzato l’Argentina erano riservati agli investitori istituzionali. Chi li ha offerti al pubblico sono state le banche italiane con l’accordo della Banca d’Italia, come è stato riconosciuto in diverse istanze giudiziarie in Italia”.


Le tesi di Lavagna sembrano ricalcare quelle delle associazioni dei consumatori italiani, secondo le quali a “gabbare” i risparmiatori italiani non sarebbe stato tanto il governo di Buenos Aires, quanto le banche italiane che avrebbero venduto ai propri correntisti dei prodotti ad alto rischio senza fornire previamente un adeguato prospetto informativo.