Alitalia, sciopero continuo

ROMA – Rientra lo sciopero annunciato per oggi, lunedì 23 gennaio, dai dipendenti Alitalia, ma le proteste e il caos negli aeroporti italiani continuano. Nonostante la convocazione da parte del governo dei sindacati per mercoledì, la tensione resta più che alta: ieri, domenica, sono stati cancellati 121 voli e, per oggi, la compagnia prevede che resteranno a terra altri 250 aeroplani. Per quanto concerne il Venezuela, l’ufficio Alitalia sito nell’aeroporto di Maiquetía ha affermato che sia ieri che oggi i voli sono stati e saranno regolari.


Gravi i disagi per i passeggeri. Ore calde anche sul fronte del confronto diretto coi vertici aziendali. Mercoledì a Palazzo Chigi i sindacati intendono infatti chiedere al governo un cambio al vertice, a cominciare dal presidente e amministratore delegato Giancarlo Cimoli, ritenuto non più in grado di governare la crisi e di elaborare un piano industriale capace di risollevare le sorti del gruppo. Al governo i rappresentanti dei lavoratori in lotta chiederanno inoltre il rispetto degli accordi che ritengono disattesi dall’azienda e garanzie per i posti di lavoro.


Poco dopo le 12.00 di ieri, al termine di una riunione tra i rappresentanti nazionali e territoriali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Up, la decisione di sospendere lo sciopero proclamato per oggi. “A fronte delle già gravissime ripercussioni nell’attività operativa, viene decisa la sospensione dello sciopero – hanno fatto sapere i sindacati. – Riservandoci di effettuarlo successivamente al confronto con il governo laddove lo stesso dovesse avere esiti negativi”. Dando atto all’esecutivo di aver dimostrato “più senso di responsabilità dell’azienda”, i sindacati hanno sottolineato però come “la convocazione, importante ed attesa non è la soluzione dei problemi, ma solo l’inizio della discussione”.


Sul tavolo di palazzo Chigi infatti, ci dovranno essere delle risposte concrete: innanzitutto sul management, a partire da Cimoli, giudicato non idoneo a formulare un piano di rilancio credibile; poi “garanzie e certezze” per il futuro e i posti di lavoro.