Liberato dalla polizia imprenditore italo-venezolano

CARACAS – E’ durata 13 giorni l’agonia di Antonio Cennamo Nicoletti, imprenditore italo-venezolano di 75 anni rapito il 21 giugno scorso e liberato ieri con un’operazione di polizia che ha fatto una vittima tra i rapitori, arrestandone quattro.


Cennamo, titolare dell’impresa edile Antomar C.A. con sede a Maturin, capitale dello stato Monagas, venne rapito nei pressi di Anaco, nello stato di Anzoátegui, nel corso di una trasferta di lavoro. Secondo quanto riferito da un testimone, tre uomini incappucciati e armati lo fecero salire su di un fuoristrada modello Toyota 4 Runner facendo poi perdere le loro tracce. Nei giorni successivi un quotidiano locale avanzò l’ipotesi che i rapitori avessero richiesto un riscatto di 5 miliardi di Bolivares, ma la moglie del rapito, Maria Luisa Cennamo, smentì la notizia. La stessa smentita è arrivata nelle ultime ore per voce del capo della polizia scientifica di Anaco, Juan de la Cruz Pereira.


La liberazione è avvenuta in una zona boscosa nei pressi di Maturin, presumibilmente nello stesso luogo dove lo sfortunato imprenditore è stato detenuto per tutti questi giorni, nella stessa regione dove ha sede la sua ditta. La polizia scientifica dello stato di Anzoátegui era sulle tracce dei rapitori e, come avvenuto per la liberazione dell’ultimo italo-venezolano rapito, Tiberio Andriollo, ha agito di forza per liberarlo. Gli inquirenti stanno verificando se vi sono altri soggetti coinvolti nel caso, oltre ai quattro arrestati e alla vittima dell’assalto.


Secondo quanto fatto sapere dall’Ambasciata d’Italia, Cennamo è stato trovato in discrete condizioni di salute, tenendo conto l’età e il fatto che, da quanto dichiarato dalla moglie, soffre di diabete e di una severa cardiopatia. Due anni addietro la famiglia Cennamo era già stata oggetto delle mire di organizzazioni criminali dedite ai sequestri: in quell’occasione a cadere vittima dei malviventi fu il figlio dell’imprenditore, Rafael.


Dopo la chiusura positiva di questo sequestro, risultano solo due gli italiani ancora nelle mani dei rapitori; tuttavia, si tratta di due donne delle quali si sono perse le tracce da ormai un anno e mezzo, senza che sia stato richiesto alcun riscatto. Le autorità diplomatiche ritengono si tratti di un caso anomalo, che non rientra nella casistica fin qui evidenziata dei sequestri di persona in Venezuela. Negli ultimi tre anni sono stati circa una sessantina i nostri connazionali vittime di sequestri, un numero che potrebbe essere maggiore se si conoscesse anche il dato riferito ai cosiddetti “sequestri lampo”, un fenomeno purtroppo frequente ma non del tutto noto alle autorità di polizia. Cinque dei rapiti sono stati uccisi, tre solo nel corso del 2006.

La scorsa settimana, come riferito dal nostro giornale, una delegazione dell’Unità di crisi del ministero degli Affari Esteri e del ministero degli Interni è stata in Venezuela proprio per discutere con le autorità del paese concrete collaborazioni per debellare la piaga dei sequestri di persona. Tra le iniziative annunciate, la formazione di funzionari di polizia venezolani in Italia e la consulenza nella redazione della legge antisequestri in preparazione da parte dell’Assemblea nazionale.