Trovato l’aereo scomparso

CARACAS – Sono stati ritrovati i resti dell’aereo scomparso nella zona del parco Henry Pittier, sul quale viaggiavano sei persone tra i quali i giovani italovenezolani Franco Rotunno Diaz, Vincenzo Efrain Rotunno Oteiza e Gabriel Venturi Ariza. E’ stato il direttore della Protezione civile, Antonio Rivero, a confermare che i relitti localizzati nel settore La Guacamaya, nello stato Aragua, sono quelli del Cessna 206 matricola YV-1580 scomparso il 24 luglio lungo la rotta Los Roques-Valencia. A quanto affermato da Bruno Venturi, padre di uno dei dispersi, a bordo sarebbero tutti morti. E’ immediatamente partita una missione di soccorso, seriamente ostacolata però dalla fittissima vegetazione che ricopre la zona, che per più di un mese ha nascosto il relitto alle ricerche. Le quali, accusa ora il signor Venturi, sono state gravemente carenti: “Voglio dire che questo aereo l’abbiamo trovato noialtri – ha detto Venturi, intervistato da Globovision, – da oltre 15 giorni il SAR (Servicio de Búsqueda y Salvamento, ndr) ci ha privato di ogni strumento, la ricerca abbiamo dovuto farcela da soli. Non c’era volontà di ritrovare il relitto”. Il luogo dell’impatto è stato rilevato da un elicottero privato nel pomeriggio di sabato. La notizia è stata prontamente segnalata all’Unità di crisi della Farnesina, incaricata dal viceministro Danieli di seguire la vicenda.


La stessa Voce ha seguito da vicino la lotta disperata del signor Venturi per ritrovare l’aereo con il figlio e il nipote scomparsi. Ritenendo insufficienti le operazioni intraprese dalle autorità venezolane, con fondi propri – per una spesa dichiarata di 10 mila dollari al giorno – la famiglia Venturi ha dato il via a una ricerca parallela reclutando uomini, mobilitando macchine, arrivando a chiedere i tracciati radar satellitari al controllo aereo Usa. Parallelamente, si rivolgeva alle autorità italiane e spagnole in Venezuela (alcuni scomparsi avevano la doppia cittadinanza) chiedendo invii di uomini e mezzi per coadiuvare l’attività di ricerca venezolana. Una richiesta ritenuta, da spagnoli e italiani, impraticabile. “I costi sarebbero stati troppo alti – ha spiegato il consigliere d’ambasciata Alberto Pieri. – Però con il nostro intervento abbiamo fatto in modo che l’esercito venezolano utilizzasse due elicotteri a turbina dei tre che hanno a disposizione: di solito ne mettono a disposizione solo uno”. La famiglia Venturi arrivò a offrire una ricompensa da 200 milioni di bolivares per chi fosse riuscito a trovare l’aereo scomparso.


Ora, la ricerca è terminata. Ma la zona in cui è scomparso il Cessna con a bordo il figlio di Venturi e gli altri – una vasta area che include Ocumare, Choroni, Cuyagua. El Castaño, La Mesa Guayacama – continua a celare i resti di almeno altri due aerei e dei loro equipaggi italovenezolani, scomparsi uno nel febbraio ’04, l’altro lo scorso marzo. Le forti correnti ascensionali, la presenza di alti rilievi, la foresta sottostante rendono questa vasta area assai insidiosa ai velivoli leggeri. Anche per questo, lamentando le presunte carenze tecniche dell’assistenza aerea in zona, Bruno Venturi sollecitava una maggior partecipazione della comunità internazionale: “Perchè se non si fa qualcosa, potrebbe succedere ad altri aerei, magari di linea”.