Sanità, accordo da 400 milioni

CARACAS – Lunedì scorso, il giorno dell’arrivo del viceministro Danieli a Caracas, tra Italia e Venezuela è stato firmato un accordo che assegna a un consorzio italiano la costruzione di quattro ospedali “chiavi in mano”, un’operazione dell’entità di circa 400 milioni di euro. La notizia è stata confermata dallo stesso viceministro; le imprese italiane vincitrici del’appalto sono la cordata Astaldi-Ghella-Impregilo e la Irso; le prime realizzeranno tre ospedali specialistici, la seconda un ospedale generico. La realizzazione di queste strutture, spiega l’ambasciatore d’Italia in Venezuela Gerardo Carante, rientra nella “misione” Barrio Adentro 4, il cui obiettivo è creare un’infrastruttura ospedaliera specialistica in tutto il Venezuela con la costruzione di 16 nosocomi. All’inizio erano stati stanziati per questo progetto 2 miliardi di dollari, agli italiani si prevedeva di assegnare la costruzione di sette ospedali; poi il calo del prezzo del petrolio ha ridotto lo stanziamento iniziale a un miliardo, e la commessa italiana si è contratta a quattro ospedali: gli altri nosocomi verranno comunque costruiti, ma in un secondo momento. E’ stato concordato di consegnare gli ospedali entro due anni; ci sarà il problema, sottolinea l’ambasciatore, di fornirli di personale specializzato, perché i nosocomi saranno dotati di tutte le moderne tecnologie mediche: “Saranno pari, in qualità, agli ospedali italiani”. Ecco quindi aprirsi un’altra opportunità per l’Italia, quella di offrire formazione ai medici e paramedici venezolani per mandare avanti queste nuove strutture: “Stiamo lavorando – riferisce l’ambasciatore Carante – per firmare al più presto un accordo sulla formazione, con equipe mediche italiane che vengano qui, ad addestrare i loro colleghi venezolani”. I quattro ospedali sorgeranno a Caracas, a Maracaibo, a Merida e nella Valle del Tuy, a 30 km dalla ferrovia recentemente inaugurata, costruita da ditte italiane: “Si è già deciso di prolungarla fino all’ospedale”, un altro ricco affare per le nostre aziende. E in generale, le esportazioni italiane verso il Venezuela sono cresciute nei primi otto mesi del 2006 del 38%, e si prevede che per la fine dell’anno arriveranno a un miliardo di dollari.


L’indirizzo di Chávez, spiega quindi Carante, è “molto chiaro: assegnare appalti a paesi che lui, a torto o a ragione, considera amici”. Tra i quali l’Italia, che si è anche aggiudicata – continua Carante – la costruzione di due porti in acque profonde sul lago di Maracaibo, un’operazione del valore complessivo di 2 miliardi di dollari. Capofila delle imprese italiane impegnate in quest’impresa è l’Anas; costruzione e appalto a imprese italiane di questi due porti, precisa Carante, sono già stati annunciati da Chávez in tv; poi però la firma sul contratto non è stata messa dal governo, a causa di manifestazioni ambientaliste contro l’opera. La firma, afferma Carante, arriverà con tutta probabilità dopo le elezioni.


A vantaggio delle nostre imprese, conclude Carante, c’è anche il fatto che lavorano bene. Per esempio, i cinesi sono in forte ritardo nella consegna del tratto di ferrovia lungo 71 chilometri che deve unire i due tratti, per complessivi 350 km, costruiti dagli italiani. Tant’è che le ditte italiane sono sul punto di rilevare quelle cinesi in quell’impresa, peraltro ricchissima per le difficoltà tecniche che presenta: “Già hanno cominciato a costruire sul tratto di pertinenza cinese”. Si tratta, conclude l’ambasciatore, “di uno dei pochi casi in cui abbiamo fregato i cinesi”.