Referendum, a Caracas nessuno ha firmato


CARACAS-Console Pontesilli, quanti italiani in Venezuela hanno firmato per promuovere il referendum elettorale? “Nessuno” risponde netto. Gli chiediamo se questo risultato sia stato effetto del disinteresse del Consolato, che non ha informato i cittadini a dovere, ma il Console risponde con decisione: “Data la delicatezza dei temi posti all’attenzione dell’elettorato nonché il generale dovere di assoluta imparzialità, è stato fatto  dal MAE specifico divieto di qualsivoglia propaganda, diretta od indiretta, sull’iniziativa” e ne spiega le motivazioni :” il Ministero degli Esteri deve a tutti i costi evitare di influenzare in un senso o nell’altro la decisione dei connazionali. In ogni presentazione, anche soltanto verbale, la semplice scelta delle parole o enfasi posta sull’uno o l’altro concetto, possono costituire un messaggio di apprezzamento o meno dell’iniziativa”.


“Il MAE- continua il diplomatico- ha pregato Ambasciate e Consolati di dare diffusione all’iniziativa esponendo un avviso al pubblico. Preciso che gli Uffici all’estero interessati sono soltanto i Consolati di prima categoria, cioé non quelli onorari, né agenzie consolari o corripondenti consolari, e le Ambasciate che svolgono funzioni consolari tramite cancellerie o sezioni consolari. Solo a tali sedi sono stati infatti inviati i moduli vidimati per la raccolta delle firme”. Anche a Caracas è stato esposto l’avviso? “La ‘pubblicità’ effettuata- parla sempre Pontesilli-  è consistita nella pubblicazione sui siti MAE e del Consolato dell’informazione relativa alla possibilità di sottoscrivere, nonché nella affissione della stessa informativa in vari punti del Consolato e dell’Ambasciata” che probabilmente, aggiungiamo noi, non hanno attirato l’attenzione anche perché la riforma elettorale è un tema di per sé tecnicistico e complesso, sfugge all’immediatezza del senso comune. In definitiva se qualcuno non te lo spiega (e ci perde un po’ più di trenta secondi) la riforma elettorale la capisci ben poco. Basterebbe però ricordare le parole dell’allora ministro Calderoli che definì la sua legge una “porcata”, per correre a firmare un referendum che avrebbe quanto meno il merito di spingere il parlamento a rivedere meccanismi di voto che in Italia non daspazio al cittadino. Solo in Italia, perché nelle elezioni degli italiani all’estero il sistema è diverso e si è dimostrato molto più avanzato. Mentre infatti nel Belpaese il cittadino poteva scegliere solo la lista, ma non il candidato (quindi l’ordine dei candidati vincendi lo decide con anticipo il partito, vincono primo, secondo, ecc.) all’estero oltre al partito bisognava scegliere nominalmente anche il candidato, una competizione positiva all’interno della stessa lista che dava maggiore forza al cittadino, al candidato e meno all’apparato di partito.


Forse più che una riforma basterebbe estendere a livello nazionale i meccanismi del voto all’estero.


Il Console Pontesilli ha poi specificato, a memoria futura perché oramai non si può firmare più, i meccanismi della firma referendaria:


” Alle Sedi diplomatico-consolari è stato chiesto di consentire ai connazionali residenti nelle rispettive circoscrizioni consolari che ne facciano richiesta di firmare l’apposito modulo di raccolta firme, come illustrato nel “vademecum” che il Comitato promotore del referendum ha pubblicato sui propri siti web.


A tal fine, il Comitato Promotore ha inviato via corriere diplomatico un congruo numero di moduli, già vidimati.  Appena ricevuti i moduli, si è dato avvio alla raccolta delle sottoscrizioni degli interessati, riportandone negli appositi spazi le generalità, l’indirizzo di residenza, il Comune di iscrizione elettorale (in base all’ A.I.R.E.), ed eventualmente il numero di iscrizione elettorale assegnato dal Minstero dell’ Interno nell’elenco provvisorio inviato in occasione dell’ultima consultazione elettorale all’estero, ovvero il numero assegnato dalla Sede nell’elenco definitivo.


Una volta raccolte le sottoscrizioni- continua Pontesilli- la seconda operazione da effettuare  è quella dell’autenticazione delle firme.


La conclusiva operazione consiste infine nella certificazione. I moduli sottoscritti e debitamente perfezionati come indicato sono poi stati restituiti  al MAE  entro la data del 15 luglio 2007″. Anche in molte altri sedi consolari latinoamericane la raccolta è andata deserta, bisognerà ora aspettare.