CARACAS- Dobbiamo mostrare all’Italia che anche noi ci siamo. Questo grido è la molla che spinge tutti i patronati in
La domanda è ben posta? Chi voterebbe no in Venezuela? Pochi, e infatti si prevede un plebiscito a favore del sì, lo conferma un’affluenza alta, ma non altissima. Sempre Giovanni Di Vaira dell’Inca:
“Avessimo avuto più tempo sicuramente avremmo potuto raccogliere più voti! Ieri comunque hanno votato 266 persone. Contiamo di chiudere domani con almeno 800 votanti ”.
Anna Maria Fiore dell’Inas è felice e soddisfatta. Risponde alle nostre domande euforica:
“210 persone il primo giorno, oggi prevediamo tra i 150 e i 200. E’ una nostra vittoria”. Perché? “Perché spieghi, insegni. Noi abbiamo lottato per votare all’estero. Dobbiamo far capire l’importanza di esprimere la propria volontà. Io voglio che le cose siano fatte proprio come se stessimo in Italia. Qualcuno mi ha detto, ‘ma a che serve se tanto è il parlamento quello che alla fine decide?’ No, invece serve, serve a farci ascoltare, a far sentire la nostra presenza”. Ma diciamoci la verità- insistiamo- il voto è scontato, tutti a favore del sí? “Certo- continua Fiore- perché ci sono benefici per i pensionati, tra cui la quattordicesima mensilitá, gli aumenti. Noi abbiamo fatto campagna a favore de sí. Chi vuole votare no per altre ragioni, lo faccia” Ma lo faranno? “Non credo”.
Gli anziani, gli iscritti si mettono in fila al mattino, perchè sono abituati ad alzarsi presto. “Quando noi apriamo- ci dice una impiegata- già loro sono lì in coda. A mezzo giorno non c’è più nessuno, ma prima, c’era una fila enorme. I nostri vecchietti sono così, si svegliano al mattino e tornano presto a casa. Il pomeriggio quasi non escono. Qualcuno è orgoglioso, ha più di novanta anni ma non vuole venire accompagnato”. Come il signor Cosimo, 97 anni e il papillon,. Non ha perso l’occasione per esprimere anche lui il suo voto. D’altronde è facilissimo, bisogna mettere un croce, favorevole o contrario. Qualcuno chiede: “Anche la firma?”. No, assolutamente!