La forza di Mariza Bafile: “Fiera di essere emigrante”

CARACAS – Sabato scorso al Centro Italiano-Venezolano di Caracas, in un Salone Italia gremito, Mariza Bafile ha dato il via alla sua campagna elettorale in Venezuela. Nel suo discorso, trasmesso in streaming sul sito Abruzzo 24 Ore (www.abruzzo24ore.tv) a beneficio di tutte le comunità italiane e abruzzesi in Sudamerica e nel mondo, la deputata dell’Unione, ora candidata per il Partito democratico, ha tracciato un sintetico riassunto dei suoi diciotto mesi in Parlamento, divisi tra la soddisfazione per i progetti portati a compimento – in particolare, l’assicurazione sanitaria per i connazionali indigenti e la 14ª mensilità nella pensione anche per gli italiani all’estero – e la frustrazione per un corposo lavoro interrotto dal termine prematuro della legislatura. Un discorso che ha riscosso un caloroso applauso dalla platea, e in coda al quale l’onorevole Bafile – venendo meno, per una volta, “al principio che ho sempre seguito: parlare solo delle cose da fare, evitando di polemizzare con gli avversari” – ha voluto mettere i puntini sulle “i” rispetto ad alcune dichiarazioni rilasciate di recente, anche a questo giornale, dai candidati del Pdl.


A colui che ha messo in dubbio i meriti della Bafile in merito alla stipula del “seguro sanitario” per gli italiani indigenti del Venezuela e di altri paesi latinoamericani (il suo nome non è stato fatto, ve lo diciamo noi: Nello Collevecchio), lei ha ribattuto: “E’ da tanti anni che Comites e Cgie lo chiedevano. La verità è che è stato ottenuto nei due anni che io sono stata in Parlamento. La verità è che, alle riunioni del Cgie in cui l’argomento veniva sviluppato e concretizzato, io ho partecipato dall’inizio alla fine. A differenza di chi si arroga paternità non sue”. E a chi, “sottovoce”, la definisce comunista, risponde con un indignato: “Basta!”. Perché, primo: “Sono candidata nel Pd, non nella Sinistra Arcobaleno”. Secondo: “Quando la comunità italiana venne ricevuta a Miraflores, tra i presenti non c’ero certo io”. Infine, un dato contundente, riportato dai “ruolini” ufficiali della Camera dei deputati relativi ai tre eletti nella ripartizione America meridionale: Giuseppe Angeli (lista Tremaglia), assente al 58% delle sedute; Roberto Merlo (Associazioni italiane Sudamerica), 63,5% di assenze; Mariza Bafile, 4,5% di assenze. “Vedete bene chi è andato a Roma per lavorare”.


Ripercorrendo il suo tragitto parlamentare, Mariza Bafile ha ricordato la battaglia per il “seguro sanitario”, condotta in base al principio per cui gli italiani all’estero, come gli italiani in Italia, devono godere del diritto all’assistenza medica. Una battaglia, sottolinea, la cui vittoria si deve anche alla sensibilità dimostrata dal viceministro Danieli (sensibilità, riveliamo noi, riconosciuta anche da Nello Collevecchio, in occasione del suo discorso d’investitura tenutosi al CIV il 26 marzo). Altra battaglia, l’assegno di solidarietà per gli italiani indigenti: “Un’idea nata negli anni ’80, che si è sempre scontrata, in Italia, con un muro di diffidenza, reso ancor più impenetrabile dalle difficoltà che l’Italia sta attraversando”. Mariza Bafile procedette per gradi. Organizzò un seminario sull’argomento, cui parteciparono “deputati, chiesa, ong, sindacati, società civile”; si trattò di un’operazione indispensabile per creare una presa di coscienza sull’argomento anche in Italia, che permise di arrivare a un progetto di legge che avrebbe istituzionalizzato l’assegno di solidarietà agli indigenti italiani all’estero: “Anche grazie all’intesa con l’opposizione era tutto pronto, lo si sarebbe approvato in commissione per via legislativa (cioè senza passare per il voto delle Camere, ndr). Sarebbe stato legge in due mesi. Ma il governo è caduto prima”.


Molte altre cose sono state interrotte: i progetti per potenziare le collaborazioni tra università italiane e sudamericane, in particolare per dare agli studenti la possibilità di ottenere lauree all’estero; i colloqui con le multinazionali italiane affinché, “come l’Astaldi”, si avvalgano, quando operano all’estero, del patrimonio d’esperienza delle comunità italiane locali. Altre cose sono state ottenute specificamente per il Venezuela: una missione antisequestro permanente, e l’impegno dell’ambasciata nei casi di invasiones (e un uomo tra il pubblico si è alzato per dire: “E’ vero, la mia storia lo conferma”). Successi e, purtroppo, incompiute di un’esperienza parlamentare vissuta – come confida la stessa Bafile – senza un attimo di respiro, in una successione frenetica di impegni; ma sempre all’insegna “dell’orgoglio di essere un’emigrante”.