Contro il fenomeno dei sequestri

Ignorarlo non ha senso. Ormai è parte della nostra quotidianità. E non è certo utile negarne l’esistenza, sottovalutarne le implicazioni o nasconderne le statistiche. Il fenomeno dei sequestri è una realtà con la quale, lo vogliamo o no, dobbiamo confrontarci tutti i giorni. E’ un fenomeno che vuoi per ingenuità delle vittime, vuoi per carenza di mezzi, uomini e strategie per combatterlo, vuoi per mancanza di un testo legale al quale fare riferimento, è andato via via sempre più acquistando forza e rilevanza.


Le cifre pubblicate in questi giorni dal quotidiano “El Universal”, che non si può certo elencare tra i mass-media scandalistici, sono allarmanti ed invitano alla riflessione. In appena 5 mesi, sono stati denunciati ben 134 sequestri, sono almeno tanti quelli di cui è venuto a conoscenza Fedenaga. Alle statistiche del Cicpc, oggi, nessuno ha accesso. La Collettività di emigranti più colpita è la nostra: quella italo-venezolana. Sono infatti otto i rapimenti di connazionali denunciati dall’inizio dell’anno; quasi uno ogni quindici giorni.


Ormai lo sappiamo tutti. Quello dei sequestri è diventato un “business” assai redditizio. Se in un principio guerriglia e “narcos” erano gli autori intellettuali e materiali dei rapimenti, oggi queste organizzazioni si servono di “manovalanza” reclutata tra la piccola delinquenza; piccola delinquenza che, comunque, una volta acquisita esperienza si “mette in proprio”. La criminalità organizzata si rafforza ad ogni sequestro. Con il denaro ricavato dal riscatto ottiene armi sofisticate, vetture moderne ed ha la possibilità di una logistica che consente di evadere i controlli delle forze dell’ordine.


Siamo tutti soggetti a rischio. E’ vero. Ed é anche vero che la permanenza stabile di un esperto dell’antisequestro a Maracaibo, oltre che a Caracas, potrebbe giovare a prevenire i sequestri, a far sentire alla polizia locale la presenza costante dell’Italia e a trasmettere, in seno alla nostra Collettività, maggior fiducia nelle forze dell’ordine. Quindi, indurre alla denuncia tempestiva del sequestro ed all’intervento altrettanto tempestivo delle autorità di polizia. Comunque, la presenza di uno, due, cento esperti antisequestro della Polizia di Stato o dei Carabinieri non potrà mai sostituire la precauzione e la prudenza; precauzione e prudenza che non devono renderci prigionieri della paura. Anche così, però, tutto sarà inutile se vengono a mancare due paletti fondamentali: un corpo di leggi che consenta alla polizia di intervenire lì dove sia necessario e la depurazione degli organi di sicurezza. E’ forse giunto il momento di esigere con forza dalle autorità competenti regionali e nazionali l’affrontare il problema con l’urgenza che esso impone; di organizzarsi e reclamare, anche attraverso proteste pacifiche, un intervento deciso e risoluto che ponga fine al dilagare di un fenomeno delinquenziale che colpisce tutti, anche noi. E’ nel nostro diritto.