Si preannuncia un autunno difficile per il Cavalierie

 

ROMA – La campagna d’-autunno si preannuncia per Silvio Berlusconi molto complessa. L’obiettivo principale sembra essere quello di rilanciare l’azione politica del governo, sfruttando lo spiraglio che si è aperto nella ripresa economica: in questo senso il piano casa, all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri, e la consegna delle prime abitazioni alle popolazioni terremotate d’Abruzzo, costituiscono due cardini importanti della “politica del fare” tanto cara al Cavaliere.


Ma per ottenere un reale ritorno sull’opinione pubblica il premier deve prima di tutto sgombrare l’orizzonte dalle nubi che si sono addensate nei rapporti con il mondo cattolico e chiudere l’incidente con la Cei. Non a caso dalla Polonia oggi il presidente del Consiglio ha ribadito che con il Vaticano c’è un dialogo quotidiano e che non esiste nessuna distanza. C’è una parte del Pdl che sembra essere rimasta spiazzata dalla rovente polemica che ha contrapposto il Giornale all’Avvenire: Fabrizio Cicchitto auspica apertamente un “disarmo bilaterale”, sebbene la preannunciata manifestazione del Pd (a cui ha aderito tutta la sinistra) a difesa della libertà d’informazione renda difficile una tregua. Come dice il ministro Gianfranco Rotondi, difficile in questo momento orientarsi in questa “miscela di vittime e di carnefici”, ma bisognerà prima o poi dare spazio ai pontieri di entrambi gli schieramenti. Nel partito del premier si pensa di essere ancora in grado di dare ai vescovi e al mondo cattolico molto di più di quanto potrebbe dare il centrosinistra, dalla legge sul fine vita alla pillola abortiva e alle scuole private: tutti temi che saranno ben presto in discussione in Parlamento e sui quali le posizioni del Pdl sono per lo più vicine a quelle della Chiesa. Sulla bioetica, in particolare, Berlusconi ha precisato che ai parlamentari sarà lasciata libertà di coscienza: il laicismo di Gianfranco Fini (che pure copre una parte della sensibilità della destra) ne uscirà con ogni probabilità molto ridimensionato, ma non sconfessato, e del resto il presidente della Camera avrà terreno agevole per il contrattacco su immigrazione e cittadinanza, temi cari al mondo cattolico. Ne deriva l’importanza del ruolo arbitrale di Berlusconi, chiamato a una mediazione tra i suoi grandi elettori, Bossi e Fini. Il Carroccio chiede, in vista delle regionali del prossimo anno, la guida di almeno due regioni del Nord, ma se davvero il Pdl dovesse cedere alla Lega Lombardia e Veneto – ragiona Rotondi – si trasformerebbe in un partito del Sud: dove peraltro è decisivo l’accordo con l’Udc che prenderà le sue decisioni regione per regione secondo quella “politica dei due forni” contro cui si sono battuti i coordinatori Pdl Denis Verdini e Sandro Bondi alla ricerca di una nuova alleanza con il partito di Casini. Anche la segreteria democratica puntava a un accordo generale con i centristi ma ha dovuto prendere atto dell’indisponibilità di Casini a un’intesa di questo tipo: il Pd tenterà perciò alleanze più ampie e pensa alla possibilità di “primarie di coalizione” (che tuttavia non potrebbero essere accettate dall’ Udc). Bersani e Franceschini rivendicano entrambi di aver indicato la soluzione (un metodo sostanzialmente territoriale e flessibile) ma l’impressione è che prima della conclusione del congresso ben difficilmente i democratici potranno eser-citare un potere di condizionamento sulla maggioranza. Anche perchè la concorrenza dell’Italia dei Valori per i democratici si fa sempre piu’ preoccupante: Antonio Di Pietro ha aumentato se possibile la sua pressione su Berlusconi e non manca occasione di attaccarlo, dalla libertà di stampa all’immigrazione fino alla politica estera. Su quest’ultimo fronte, la polemica sulle Frecce tricolori (che hanno steso il fumo tricolore nel cielo di Tripoli) e lo scontro con l’Ue sui clandestini (il portavoce di Barroso ha assicurato che non c’è nessuna critica all’Italia) sembrano essere rapidamente rientrate: ma Berlusconi lamenta che alla stampa che rincorre le consuete polemiche siano sfuggiti i grandi successi della “diplomazia commerciale” italiana.