Roberto Calderoli: “Il futuro? Berlusconi al Quirinale”

ROMA – “E’ una sciocchezza stabilire delle priorità. Abbiamo tre anni di tempo, abbiamo l’obbligo di realizzare tutte le riforme annunciate, altrimenti saremmo colpevoli…”.
Il ministro della Semplificazione normativa assicura che il federalismo e le riforme della giustizia e del fisco si faranno entro la legislatura, senza indicare priorità.
Immediata risposta a Calderoli arriva da Luciano Violante. “In tre anni, fino al 2013, possono succedere tante cose…”, dice il responsabile riforme del Pd.
Per Daniele Capezzone quello che conta è un nuovo spirito costituente: “Quando si parla di riforme, e in particolare di riforme istituzionali, le tecnicalità sono certamente importanti, e sarà giusto dedicare ampia attenzione e un adeguato dibattito ad ogni singolo aspetto. Ma molto più importante delle tecnicalità è l’approccio di fondo, è lo spirito costituente”.
“Silvio Berlusconi – spiega il portavoce del Pdl – ha fissato un obiettivo ambizioso: quello di un triennio liberale e modernizzatore che rinnovi la Repubblica, e metta in campo sia le riforme istituzionali (presidenzialismo, governi più forti, snellimento delle procedure parlamentari), sia le riforme economiche e sociali (a partire dalla semplificazione fiscale e dalla riduzione delle tasse), sia quelle della giustizia. Ora occorre che tutti, dentro e fuori la maggioranza, dentro e fuori l’opposizione, vogliano essere all’altezza di questa sfida e di questo livello di ambizione”.
Di parere opposto Luigi de Magistris, eurodeputato IdV: “Berlusconi usa le riforme come una leva per introdurre uno stravolgimento del sistema democratico con cui conquistarsi il posto al sole anche per il futuro. Più che il semipresidenzialismo alla francese, quello a cui si ispira è un coup d’E’tat che gli spiani la strada del Quirinale, come profetizza oggi lo stesso ministro Calderoli. Berlusconi presidente della Repubblica e il primo ministro leghista? Un’ipotesi da far gelare il sangue civile, che testimonia come la maggioranza si stia spartendo la Repubblica italiana. Ma il futuro democratico non può esser ridotto ad una partita di Monopoli”.