Reati tributari: 11mila denunciati nel 2009, incremento del 33 per cento

ROMA – Nel 2009, i Reparti della Guardia di Finanza hanno denunciato all’Autorità giudiziaria 11.500 responsabili di reati tributari, con un incremento del 33% rispetto all’anno precedente. E’ il dato fornito dal Comandante generale della Guardia di Finanza, Cosimo D’Arrigo. La lotta alle frodi Iva ha portato alla denuncia di 6.100 soggetti (+31% ) responsabili di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti con un’evasione iva di 2,7 miliardi di euro.

Inoltre, spiega il numero uno delle Fiamme Gialle, “è aumentata la pressione sul lato dei recuperi, tesi ad aggredire i patrimoni degli evasori responsabili di reato; infatti, i sequestri di beni ai fini della confisca obbligatoria dei valori corrispondenti alle imposte evase hanno preso piede in tutta Italia e nel 2009 sono stati pari a 307 milioni di euro, cinque volte più alti rispetto al 2008”. Sul fronte del falso in bilancio, sono stati denunciate 2.300 persone per reati fallimentari e oltre 600 per altri reati societari, e sequestrati beni per 100 milioni di euro.

L’intensificazione della lotta ai paradisi fiscali vede i Reparti della Guardia di Finanza impegnati in 1.660 filoni investigativi, molti dei quali hanno origine da indagini di polizia giudiziaria. Queste “coinvolgono imprese protagoniste di operazioni finanziarie e societarie illecite con partners dislocati in paradisi fiscali, così come consulenti, avvocati, agenti, intermediari finanziari, ‘brokers’ e ‘lawyers’ con il ruolo di gatekeepers: trait-d’union tra clienti e banche straniere, ‘’colletti bianchi’’ al servizio di strutture criminali”.

L’esempio di quest’ultima categoria, prosegue D’Arrigo, “è il notaio Pessina che era in possesso di una lista di 570 clienti italiani con depositi in Svizzera”. Nello stesso contesto, “si segnala anche l’inchiesta della Guardia di Finanza di Padova che ha ricostruito una rete di promotori finanziari che organizzavano convention in lussuosi hotel del nord Italia e di Montecarlo a cui partecipavano fino a 100 imprenditori, per divulgare e vendere operazioni fraudolente di ‘pianificazione fiscale’”.

Queste metodologie, spiega il numero delle Fiamme Gialle, “si basavano sulla costituzione di società di comodo in Paesi offshore (Panama, Isole Cayman, Antille britanniche e olandesi, Monaco, Svizzera, Lussemburgo), individuando prestanome cui affidare formalmente le cariche sociali, e sull’apertura di conti cifrati in paradisi fiscali, per sfruttare la normativa sul segreto bancario”.

“Emblematico”, dice D’Arrigo, “il filone investigativo della Guardia di Finanza di Milano, scaturito da un’inchiesta sui fatti di appropriazione indebita che aveva interessato nel 2008 la Banca Italease”. L’indagine, spiega il Comandante generale, “ha concentrato l’attenzione su un gruppo criminale, con sede in Svizzera e Milano, che individuava e contattava clienti italiani operanti in ogni settore commerciale interessati a trasferire all’estero denaro provento per lo più da casi di frode fiscale; i capitali trasferiti venivano giustificati mediante operazioni con numerose società collocate in Paesi esteri, tra cui Austria, Olanda, Inghilterra e Svizzera, disponibili a concludere contratti fittizi e emettere documenti e fatture false. Il denaro raccolto veniva depositato presso banche svizzere e, su richiesta dei clienti, rimpatriato in Italia attraverso servizi di ‘’spallonaggio’’ ad hoc”.