Mantica tiene duro: “Comites, elezioni solo dopo il rinnovo”

“Come affermato fin dall’inizio di questa legislatura il governo pensa che vada affrontato nel suo complesso il problema della riforma della rappresentanza degli italiani all’estero: Comites, Cgie e voto legislativo”. Così il sottosegretario agli Affari esteri Alfredo Mantica nella sua audizione sulla riforma del sistema di elezione nelle circoscrizione estere. Mantica risponde a una sollecitazione del senatore del Pd Claudio Micheloni, che gli chiede quale sia la posizione dell’esecutivo sull’ipotesi di legare alle elezioni legislative l’elezione dei Comites, anche se questi ultimi dovrebbero essere per legge rinnovati entro quest’anno.

In questo momento, secondo Mantica, “è opportuno rinviare le elezioni dei Comites perché è nostra intenzione far votare con la nuova riforma e non importa se questa avverrà nel 2011 o nel 2013”. Ipotesi questa fortemente contrastata da Micheloni, dal momento che “un rinvio al di là della prossima primavera significa uccidere questi organismi”.


Sulle elezioni dei parlamentari all’estero, per Mantica “non si tratta di mettere in discussione né il voto degli italiani che risiedono fuori dal nostro Paese né il sistema delle circoscrizioni ma il governo è disposto
a rivedere alcuni aspetti tecnici del voto perché, come è emerso finora, ci sono state delle difficoltà
nello svolgimento delle elezioni”. Il problema è trovare un equilibrio tra le diverse riforme perché se si va a un muro contro muro, anche con il Cgie, allora la maggioranza, spiega Mantica, potrebbe “lasciare i Comites
e i Cgie come sono ora ed eliminare il voto all’estero, perché gli italiani sarebbero così già rappresentati”,
oppure “si potrebbe decidere di mantenere il voto ed eliminare i Comites e il Cgie, che non si sa a cosa
servano”.

Ma su questo tema c’è anche un problema di costi: “Comites e Cgie – prosegue Mantica – costano 5 milioni di euro all’anno per il loro funzionamento, per le loro elezioni servono 9,5 milioni e per quelle dei parlamentari 16”. Ecco perché sarebbe auspicabile un loro accorpamento “senza intaccare la democraticità della rappresentanza”. Tutti temi che sono sul tavolo in questo momento ma che il governo non è disposto a trattare con chi vuole solo difendere strutture antiche “che non rappresentano più niente.
Andate a guardarvi i verbali delle riunioni intercontinentali -continua Mantica – e poi chiedetevi quale significato hanno”.

Per il sottosegretario agli Esteri, il sistema di voto potrebbe essere sganciato dal voto per le elezioni politiche “perché vorrei difendere anche il principio che i Comites sono organismi di rappresentanza che non dovrebbero formarsi seguendo gli schemi della battaglia politica”. Il governo spera di far presto e pensa che la riforma dei Comites e del Cgie debba proseguire per la sua strada, fermo restando la necessità di proseguire l’indagine conoscitiva sul sistema di elezione nelle circoscrizione estere, anche perché in quest’ambito sono emersi altri temi, come l’entità delle circoscrizioni o l’introduzione di liste bloccate, “che con i Comites non hanno nulla a che fare. Ma se il parlamento deciderà di continuare a far marciare insieme le due riforme – conclude Mantica – non c’è nessuna contrarietà da parte nostra”. Sul fronte dell’opposizione, invece, il senatore Micheloni annuncia che il Pd presenterà entro la fine della prossima settimana una propria proposta di riforma del sistema elettorale all’estero.