Il falò di Miccichè

Insomma, che in Venezuela, durante il voto “politico” del 2008 le cose non fossero andate com’era nelle speranze di tutti, era “vox populi”. Brogli elettorali ai danni della candidata del Pd, on. Marisa Bafile? Ieri era un semplice sospetto, oggi rischia di diventare una inquietante certezza. È almeno quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche rese note da molti organi di stampa italiani.

Durante una conversazione con Filippo Fani, collaboratore di Barbara Contini oggi senatore del Pdl, Aldo Miccichè, faccendiere apparentemente legato al clan Piromalli, confessa d’aver dato fuoco alle schede elettorali, per evitare il trionfo della “candidata comunista”. Si pensava a schede truccate, a schede “intercettate”, a schede mai arrivate a destinazione eppure votate, ma mai nessuno avrebbe potuto pensare ad un “inceneritore”. Un falò avvenuto probabilmente col favore della notte.
Durante la conversazione, Miccichè, da anni residente in Venezuela, fa riferimento al membro del Cgie, Nello Collevecchio, ad un tale Ugo, facilmente riconducibile al signor Di Martino anch’egli membro del Cgie, ed alla senatrice Barbara Contini, all’epoca responsabile del Pdl per gli Italiani all’Estero. Fu proprio lei ad intervenire nel corso della presentazione alla collettività dei candidati Pdl, Nello Collevecchio e Ugo Di Martino. Ricordate la sua commozione quando (sic) fece riferimento a quel passato di donna emigrante confondendo la penuria ed il dolore di chi aveva seguito il proprio compagno di vita verso un futuro incerto con la permanenza all’estero di funzionari dello Stato, retribuiti per le loro responsabilità ed il loro lavoro? A questo punto, incomincia a prendere corpo la realtà di un complotto ai danni dell’on. Bafile che con una votazione onesta molto probabilmente avrebbe trionfato in quella contesa elettorale. Ed oggi, seduta negli scranni del Parlamento italiano, ci sarebbe stata una rappresentante italo-venezolana; una figlia d’emigranti disposta a spezzare lance in difesa degli interessi degli italiani dell’America Latina e in particolare di quelli del Venezuela.

Pare altrettanto chiaro, inoltre, che non sarà sufficiente una laconica smentita o uno stringato comunicato dei consiglieri del Cgie per convincere della loro estraneità in tutta la faccenda. Sebbene, nonostante le intercettazioni, siamo i primi a sperare che nulla sia vero e crediamo che debba essere la Magistratura a decidere, siamo altresì convinti che il meno che la nostra Collettivitá possa esigere a chi ha ieri eretto a suo rappresentante, è una denuncia per diffamazione nei confronti di Miccichè. Un’azione legale dei membri del Cgie coinvolti nello scandalo che, portata fino alle ultime conseguenze, stabilisca la verità dei fatti, restituisca la credibilità nei consiglieri e ne riscatti la reputazione. Non è nostra intenzione gettare fango su persone ed istituzioni. Siamo solo desiderosi di sapere la verità dei fatti per poterne informare opportunamente i nostri lettori. Ne hanno tutto il diritto.