Polverini contestata. Manifesti con il Duce

ROMA – La contestazione ha avuto come obiettivo la neopresidente della Regione Lazio Renata Polverini alla quale è stato impedito di tenere il suo discorso – con lancio di frutta, fumogeni, monetine e uova – alla tradizionale cerimonia a Porta San Paolo, luogo simbolo della resistenza romana, che si conferma preclusa agli esponenti di centrodestra. L’ex sindacalista è stata accolta da una serie di ‘buu, buu’ e frasi come “Polverini vattene a Casapound, fascista e ipocrita” e bersagliata dal lancio di oggetti vari mentre saliva sul palco.

Un limone dentro un cartoccio ha colpito ad un occhio il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti che le era accanto e ha cercato di garantire il diritto della governatrice a pronunciare il suo discorso. Anche l’anziano presidente dell’Anpi Massimo Rendina, che invitava la folla alla calma e ha condannato l’episodio, è stato colpito da un uovo.
A scatenare la bagarre, lanciando gli oggetti, è stato un gruppo di 10-15 giovani. La Digos, più tardi, ne ha denunciati due: sono appartenenti ai centri sociali.

“Un gruppo di violenti non può macchiare una celebrazione cui il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha giustamente conferito il senso ed il valore dell’unità nazionale. Ringrazio il presidente Zingaretti, al quale esprimo la mia solidarietà”, ha commentato più tardi la Polverini.

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che l’anno scorso non ha potuto partecipare proprio per il rischio di incidenti, ha espresso solidarietà a Polverini e Zingaretti, riconoscendo a quest’ultimo “il coraggio civile dimostrato”.

Sull’episodio è scattata una quasi unanime solidarietà e condanna bipartisan. A partire dal presidente della Camera Gianfranco Fini secondo il quale, proprio il comportamento di Zingaretti, “dimostra che c’è una coesione a difesa di alcuni valori e gli anni di piombo e dell’odio sono alle spalle”.

A segnare il 25 aprile romano è stata però anche la comparsa, per le vie della città, di manifesti con sopra la foto del Duce e la frase “25 aprile: un’idea è al tramonto, quando non trova più nessuno capace di difenderla”, accompagnata dalla firma di Mussolini.

La Digos ne ha sequestrati 4.000 e ha denunciato 17 persone, intente ad attaccare questi manifesti, per apologia del Fascismo. Tra loro c’è un militante di Forza Nuova.
Ma sul fronte opposto i messaggi non sono stati rassicuranti: dal corteo organizzato dalla Rete antifascista e dai centri sociali in occasione della festa della Liberazione è partito lo slogan: ‘Dieci, cento, mille Acca Larentia”, inneggiante alla strage avvenuta davanti alla sezione dell’Msi a via Acca Larentia a Roma, dove nel 1978 morirono tre giovani di destra.