Marea nera, Obama: “La Bp pagherà”

VENICE (LOUSIANA) – La Bp è responsabile e pagherà per i danni provocati dalla marea nera nel Golfo del Messico, forse “una catastrofe ecologica senza precedenti”, e le vittime verranno risarcite in maniera adeguata. Lo ha garantito il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ieri al termine di un suo viaggio lampo a Venice, nel sud della Lousiana, la principale città del Delta del Mississippi minacciato dal petrolio fuoriuscito dalla Deepwater Horizon.


Dopo avere partecipato ad una riunione alla sede locale della Guardia Costiera, sotto una pioggia battente Obama ha letto una breve dichiarazione, senza rispondere a domande. Confermando che la marea nera si trova a ormai 9 miglia dalla costa, il presidente ha tenuto ad insistere sulla qualità della risposta della Casa Bianca, immediata ed adeguata.


“Sin dal primo giorno – ha detto – eravamo preparati al peggio e abbiamo reagito con decisione”. Obama ha promesso che “ci saranno risarcimenti” dopo il disastro ma la sua visita lampo ha avuto come sfondo una serie di polemiche e la relativa indifferenza della popolazione locale. Il presidente ha anche puntato il dito contro la Bp che in precedenza, tuttavia, aveva in pratica ammesso la sua impotenza con Doug Suttle, il Chief Operating Officer, che ha detto che il colosso petrolifero ha “usato praticamente tutti i mezzi” a sua disposizione e che “non ci sono molte altre risorse contro una perdita come questa”.


Nonostante quanto detto ieri da Obama, l’Amministrazione Usa viene accusata anche questa volta di essersi mossa troppo in ritardo, sottovalutando l’entità del dramma, come era successo nel 2005 per l’uragano Katrina ai tempi di George W. Bush, e soprattutto di essersi fidata quasi ciecamente dei petrolieri.
Intanto, il greggio continua a fuoruscire dal pozzo gestito dalla Bp ad una trentina di miglia dal Delta del Mississippi, ad una profondità di oltre 1.500 metri. La macchia nera si allarga e si sposta più a nord, minacciando oltre al fragile equilibrio delle paludi del Delta, anche le spiagge di Mississippi, Alabama e Florida, e nessuno sa esattamente cosa fare.


Azionare il dispositivo che dovrebbe chiudere la falla è come ‘operare a cuore aperto a 1.500 metri di profondità con sottomarini telecomandati’, spiega il presidente di Bp America Lamar McKay McKay, ammettendo che l’esplosione sulla Deepwater Horizon è stata provocata da una ‘attrezzatura che si è guastata’.


Una cupola di contenimento della perdita è in via di completamento e potrà entrare in funzione entro otto giorni. Ai talk show domenicali, il ministro dell’interno Ken Salazar, responsabile anche per l’ambiente, ha detto che saranno necessari fino a tre mesi per scavare un nuovo pozzo di petrolio accanto a quello che non cessa di sgorgare, come un rubinetto aperto: è una delle soluzioni proposte dalla Bp per fermare il flusso di greggio. Ma su un punto Salazar non ha dubbi: la perdita è ‘potenzialmente catastrofica’ e la priorità del governo federale nella battaglia contro la marea nera è di stare ‘col fiato sul collo’ a Bp, la responsabile della maxi perdita, cui verrà poi chiesto di pagare il conto verosimilmente di svariati miliardi di dollari tra danni economici ed ambientali ed indennizzi.


Nonostante la presenza del corteo presidenziale, Venice era tranquilla come i giorni precedenti. C’era soltanto più sicurezza, con maggiori controlli e la presenza di diverse auto della polizia nei pressi del quartier generale della Guardia Costiera, che si trova vicino ai cantieri della Halliburton. La scelta del luogo, almeno a prima vista, non è sembrata tra le più felici. La Halliburton, un colosso dell’energia, è ritenuta una delle società responsabili della marea, visto che secondo alcuni esperti avrebbe cementato male il pozzo, provocando la perdita.