Caso Scajola, il premier tace, dubbi ed incertezze nella maggioranza

ROMA – La posizione del ministro della Attività produttive, infatti, si è fatta più difficile dopo la mozione di sfiducia preannunciata dall’Italia dei valori che il Pd minaccia di appoggiare nel caso Scajola non chiarisca la sua posizione sulla compravendita della casa del Colosseo.

Nella stessa maggioranza si è assistito a molte manifestazioni di solidarietà, ma anche al serpeggiare di un diffuso malumore (espresso per esempio dai tanti messaggi comparsi sul sito web degli ex azzurri), stavolta non circoscritto alla componente finiana. Anche il silenzio del premier, che la settimana scorsa ne aveva respinto le dimissioni, è stato interpretato da più parti come un invito implicito al ministro a chiarire pubblicamente questa storia intricata.


Il caso Scajola cade per Silvio Berlusconi nel momento meno indicato: nel centrodestra la minoranza finiana chiede che costituisca lo spunto per mettere subito all’ordine del giorno il disegno di legge governativo contro la corruzione, prima anche di quello sulle intercettazioni, come segnale concreto da dare all’opinione pubblica moderata.

E naturalmente si tratta di un varco nel quale si getta compatta l’opposizione secondo la quale o le spiegazioni saranno convincenti oppure il ministro sarà tenuto alle dimissioni. L’impressione, al di là degli attestati di solidarietà, e che anche nel centrodestra si siano fatti strada dubbi e incertezze. Insomma, la compattezza granitica antifiniana del Pdl potrebbe emergere scheggiata da questa vicenda.


Ancora oggi il presidente della Camera, il quale sembra godere secondo i sondaggi di un consenso comunque non marginale nella base moderata, ha lanciato sul web i suoi circoli (Generazione Italia) con un invito a vivere la politica come mestiere e come passione. Fini dice che serve pensare alle ricadute delle strategie sulla vita dei cittadini senza cedere alla cultura del sondaggio e del breve periodo, cioè del ‘’presentismo’’; tra i temi che pone al centro della riflessione ci sono per l’appunto giustizia, coesione sociale e trasparenza della politica.


Sebbene il grosso della destra, raccolta attorno a La Russa, Gasparri e Matteoli, pensi alla costruzione di un’area interna alternativa, destinata a non lasciare ‘’orfani’’ gli ex di An, è innegabile che il movimentismo finiano abbia rimesso in moto il quadro complessivo della maggioranza, legandosi su alcune tematiche a ‘’Italia futura’’ di Montezemolo (che chiede di avere meno benevolenza per le pulsioni scissioniste della Lega) e all’Udc di Casini. Del resto l’ombra dell’asse del Nord è ingombrante per gran parte del Pdl i cui ministri hanno fatto a gare per smorzare le dichiarazioni di Roberto Calderoli: il governo, è stata la loro assicurazione, sarà presente in prima fila nelle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia. Ma se i distinguo della Lega cominciano a partire così da lontano, non è difficile prevedere un clima rovente nell’imminenza delle celebrazioni ufficiali.


Sullo sfondo la frattura del partito in Sicilia alimenta scenari inquietanti: uno dei coordinatori del Pdl, Giuseppe Castiglione, invita Gianfranco Miccichè a rientrare nel partito ma sul fronte opposto il Pd non esclude l’ingresso nella giunta Lombardo dopo una consultazione della base e gli ex di An, dopo un incontro con Fini, ribadiscono il pieno sostegno al governatore. Echi dalla periferia che non possono lasciare indifferente il Cavaliere, conscio che la legislatura è davvero a un bivio: o si riusciraà a incardinare il cammino delle riforme, guarendo le ferite interne, o prenderà corpo il fantasma delle elezioni anticipate.
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