Marea nera, pazze idee per limitare la tragedia

WASHINGTON – Una tassa extra sul greggio per contrastare gli effetti economici ed ambientali della marea nera che dal Golfo del Messico minaccia le coste Usa. E’ la proposta dell’Amministrazione Obama, inviata a Capitol Hill, in base alla quale le compagnie petrolifere vedrebbero aumentare dell’1% l’attuale tassazione sul barile. In pratica, un aumento di un centesimo di dollaro al barile. Fra gli interventi che coperti dalla tassazione, contributi di disoccupazione fino a 6 mesi per lavoratori colpiti da disastri ambientali legati al petrolio, sostegno ai pescatori, ispezioni ambientali.

Il conto di questi interventi dovrebbe ammontare a circa 118 mln di dollari, in parte coperti dall’aumento della tassa, ma per la maggior parte sulle spalle di BP, che gestiva la piattaforma esplosa.
Una nuova cupola d’acciaio intanto è stata inviata dagli esperti della Bp verso il fondale del Golfo del Messico, in quello che appare un estremo tentativo di arginare la fuoriuscita di petrolio che da oltre 3 settimane sta alimentando la marea nera. La struttura, appena un metro e mezzo d’altezza e uno di diametro, per un peso di circa 2 tonnellate, sarà operativa entro questa settimana. L’altra cupola, 98 tonnellate, è stata rimossa dopo che gli idrati ne aveva compromesso la funzionalità.

Intanto, il quotidiano russo Komsomoloskaya Pravda consiglia il nucleare. “Nell’ex Urss le perdite di petrolio, come sta avvenendo nel golfo del Messico – scrive – sono state risolte con esplosioni nucleari controllate. In passato questo metodo è stato usato 5 volte: la prima per spegnere i pozzi a gas di Urt Bulak, il 30 settembre 1966. La carica fu da 30 chilotoni, una volta e mezza quella di Hiroshima, ma fatta esplodere a 6 Km di profondita’’.

Accanto ai mezzi più tecnologici, c’è chi ha pensato a un rimedio ‘particolare’. Come riferisce la Bbc, una organizzazione umanitaria, la Matter of Trust, sta mobilitando parrucchieri e contadini di tutto il mondo per realizzare barriere di contenimento fatte appunto di capelli e pellicce.

Secondo l’emittente inglese, più di 200mila kg di capelli arrivano ogni giorno in Louisiana, provenienti da 370mila saloni sparsi in Usa, Spagna, Francia, Brasile, Canada e Australia. Una volta stoccati i capelli vengono ‘insaccati’ in nylon e usati come quelle già in uso da giorni sulle coste. ‘’I capelli sono efficienti nell’assorbire l’olio, compreso il petrolio – spiega la cofondatrice dell’associazione, Lisa Gautier – ogni follicolo ha un’enorme area superficiale a cui si ‘attacca’ il petrolio’’. L’associazione ha già un accordo anche con diversi allevatori di pecore, e si è installata in 15 magazzini vicino della zona.

L’uso di mezzi ‘non convenzionali’ è giustificato dal fatto che tutti i ritrovati tecnologici messi in campo dai soccorritori in questi giorni sono datati: come ha ammesso Judith Ross, vicepresidente della Marine Spills Response Corporation, ‘’e le attrezzature sono degli anni ‘90, la tecnologia non è cambiata da quegli anni’’.