“Agire sul debito o ripresa a rischio, l’Italia tiene”

NEW YORK – I paesi più ricchi continuano ad accumulare debito nonostante il miglioramento dell’economia. E, se non vogliono mettere a rischio la ripresa, devono agire ”in modo deciso e significativo” per mettere in ordine i conti pubblici. Il nuovo appello all’azione arriva dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) che, nel Fiscal Monitor Report, constata però la tenuta dei conti pubblici italiani: il rapporto deficit/pil, quest’anno al 5,2 per cento, si ridurrà gradualmente nei prossimi anni raggiungendo il 4,6 per cento nel 2019. Il debito pubblico è previsto passare dal 118,6 per cento del pil del 2010 al 124,7 per cento nel 2015.


Per portare il debito al 60 per cento del pil nel 2030, all’Italia serve una correzione del 4,1 per cento del pil fra il 2010 e il 2020, ovvero un aggiustamento decisamente inferiore a quello richiesto alla Francia (8,3 per cento) e in linea con quello tedesco (4 per cento). L’Italia, così come tutte le economie avanzate, per riordinare i conti deve agire soprattutto su due fronti: le pensioni e la sanità. Senza dimenticare che una maggiore efficienza del sistema fiscale consentirebbe ai aumentare le entrate.


Grazie alle riforme previdenziali degli scorsi anni, le pensioni in Italia rappresentano un problema minore. ”L’aumentare dell’aspettativa di vita spinge molti paesi a intervenire sul sistema pensionistico”. Alcuni Stati, quali ”Italia e Svezia”, ”hanno già adottato importanti misure” in questo settore. La spesa previdenziale italiana salirà dello 0,7 per cento nei prossimi 40 anni, dal 14 al 14,7 per cento del pil al 2050.


In Spagna la spesa previdenziale è prevista salire al 15,5 per cento, in Grecia al 24 per cento. In generale il Fondo stima che la spesa previdenziale nelle economie avanzate aumentera’ di circa un punto percentuale del pil nei prossimi 20 anni. ”Per stabilizzare la spesa pensionistica rispetto al pil, le riforme dovrebbero concentrarsi nell’aumento dell’età pensionabile, nella riduzione dei benefit e nell’aumento dei contributi”, osserva il Fondo, secondo il quale con un aumento dell’età pensionabile di due anni a livello globale si potrebbe compensare l’incremento dell’1 per cento della spese per le pensioni.


Per quanto riguarda la sanità il Fmi stime che la spesa sanitaraia italiana passerà dal 6,3 per cento del pil nel 2010 all’11, per cento nel 2050, anno in cui Francia e Germania registreranno una spesa sanitarai rispettivamente pari al 14,6 per cento e al 14,4 per cento del pil. Secondo Carlo Cottarelli, responsabile del Dipartimento delle Politiche Fiscali del Fmi, nelle economie avanzate le spese sanitarie potrebbero salire di 3,5 punti percentuali del pil in 20 anni. Secondo il Fiscal Monitor Report, se il debito pubblico non tornerà a livelli pre-crisi, la crescita potenziale delle economie avanzate potrebbe ridursi dello 0,5 per cento annuo. Il debito pubblico delle economie avanzate salira, al 2015, di 20 punti percentuali a circa il 110 per cento del pil, con ”un aumento di 37 punti percentuali rispetto ai livelli pre-crisi. Fra i paesi del G-7 il rapporto debito-pil salirà a livelli superiori rispetto a quelli raggiunti nella Seconda Guerra Mondiale”. ”Se i governi non segnaleranno un impegno credibile nella riduzione del debito” si potrebbe assistere a un ”aumento dei tassi di interesse” che si tradurrebbe ”in sforzi richiesti decisamente più forti”.