Il premier: “Tasse giù grazie al federalismo”

“Il taglio delle tasse sarà il dividendo del federalismo fiscale”: Silvio Berlusconi avverte che non è il momento
per la riduzione dell’imposizione fiscale. Semmai, dice in un colloquio riportato nell’ultimo libro di Bruno
Vespa, sarà il piacevole risultato della riforma in senso federale. Anzi, con il federalismo si combatterà la piaga dell’evasione fiscale. “In nessun Paese d’Europa si sta parlando di taglio delle tasse, né si pensa di poterlo fare da parte dei governanti più responsabili: la crisi economica non lo consente, e non lo consentirà fintanto che non sarà stata definitivamente superata, cosa che ora non è avvenuta”, taglia corto il premier. Tanto più che, nonostante l’Italia abbia finora mostrato “di sapere tenere i conti in ordine, come hanno riconosciuto tutti gli organismi di controllo internazionali”, resta costretta “a collocare 250 miliardi l’anno di titoli del debito pubblico”. Conclusione del ragionamento: “Sarebbe una presunzione fissare ora delle date sul
calendario. Ci siamo impegnati a fare una riforma del fisco entro tre anni, cioèentro il termine della legislatura, e lo faremo. Riforma fiscale significa riduzione entro il triennio della pressione tributaria che altri,
prima di noi, hanno portato a un livello tra i più alti al mondo”. Sul federalismo intanto viene da Antonio di
Pietro un importante via libera, anche se solo in materia di federalismo demaniale. L’Italia dei Valori
dice sì, ma precisa: “Non trasgrediamo in alcun modo al mandato elettorale: siamo e restiamo all’opposizione, non abbiamo nulla a che spartire con questo governo e lo si vedrà sulla manovra
economica”. La commissione bicamerale per il federalismo fiscale ha infatti approvatoil parere sul primo dei
decreti attuativi della riforma. Il testo è passato con il sì di Pdl, Lega e Idv, l’astensione del Pd e il voto contrario di Udc e Api. Oggi sarà in Consiglio dei Ministri per l’ok finale. La Cisl, con Andrea Bonanni, parla di
guai creati da una “bruttura che il governo deve eliminare”, cioè proprio l’evasione fiscale. Anche perché non è un criterio di equità che in tempi di crisi paghino solo i dipendenti pubblici. Replica Maurizio Sacconi, ministro del welfare: la manovra è tutta “da discutere”, ed in circostanze come l’attuale è buona norma sentire bene le parti sociali.