Ddl intercettazioni, arriva il carcere per giornalisti ed editori

ROMA – La commissione Giustizia del Senato dà il via libera alla norma del ddl Intercettazioni che prevede il pagamento di un ammenda fino a 464mila euro per gli editori. Mentre è ‘giallo’ su quella che inasprisce le condanne per i cronisti che divulgano atti e intercettazioni di cui sia vietata la pubblicazione.

Ieri, nel primo pomeriggio, alla ripresa dei lavori della commissione Giustizia del Senato sul ddl intercettazioni, diversi senatori tra cui il relatore Roberto Centaro, confermavano che l’emendamento che stabilisce le condanne per i giornalisti èra stato approvato. L’opposizione protestava. I giornalisti anche. Dopo circa due ore però, contrordine: non è vero, correggeva il tiro Centaro, che l’emendamento fosse stato approvato.

In realtà, spiega, è stato solo accantonato. La norma, in effetti, ieri notte (la seduta notturna della commissione si è conclusa alle 4 del mattino) era stata accantonata per consentire che si approvasse prima il ‘cosiddetto emendamento D’Addario’.

Nel testo del relatore, infatti, si faceva riferimento all’articolo 616-bis (l’emendamento D’Addario appunto) che però di fatto non esisteva, visto che doveva essere ancora votato (si trovava circa tre pagine di emendamenti piu’ in la’…). Così, su richiesta di Li Gotti (che si era accorto della ‘svista’), l’altra notte l’emendamento ‘imbavaglia-cronisti’ era stato messo da parte in attesa che venisse approvata la proposta di modifica sulle registrazioni e le riprese fraudolente (cioè il ‘D’Addario’). E la commissione, su questa parte del testo, aveva dato il suo via libera l’altra notte.

Nel pomeriggio, così, si riprende con l’esame di tutte le norme accantonate, tra cui, appunto (secondo la prima versione fornita alla folla di giornalisti in attesa) quella che punisce con due mesi di carcere ‘o’ l’ammenda da 2.000 a 10.000 euro chi pubblica atti vietati per legge e con due mesi ‘e’ l’ammenda da 4.000 a 20.000 chi divulga le intercettazioni. Ma il ‘giallo’ non finisce qui.

In serata, il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli che aveva convocato la terza seduta notturna consecutiva, comunica che in seguito ad una sua telefonata con il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, l’esame a oltranza del ddl non si farà più.

– Faremo la notturna lunedì sera – avverte – anche perchè domani mattina (oggi, ndr) alle 8.30 c’è la riunione congiunta con la commissione Affari Costituzionali sul ddl Anticorruzione.
– In verità – commenta il finiano Fabio Granata – sul bavaglio alla stampa c’è l’intenzione di frenare un po’. Credo che la norma non risulti graditissima anche al Quirinale.


Un tecnico dell’opposizione incalza:

– E’ molto probabile che la maggioranza sia in difficoltà nel restare compatta di fronte alle pressioni che arrivano da ogni parte (non solo dal mondo della carta stampata) contro le norme che metteranno un bavaglio ai mass-media. Così sembra che l’idea sia quella di arrivare ad una posizione un po’ più soft magari in Aula.

In attesa di capire cosa succederà lunedì prossimo, la commissione dà il via libera ad altre norme spinose come quella secondo la quale basterà un semplice vizio di forma come la mancata notifica del deposito alle parti per invalidare ogni intercettazione fatta fino a quel momento. Un altro appuntamento importante per capire quale sarà la sorte del provvedimento è la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama convocata da Schifani per martedì prossimo nella quale si dovrà decidere la calendarizzazione del testo in Aula.