Tensione in crescita tra le Coree Pyongyang minaccia la guerra

Alle accuse al regime comunista, Seul ha fatto seguire la minaccia di adottare misure “decise”. La risposta non si è fatta attendere: il Nord è pronto al conflitto se saranno adottate nuove sanzioni. Il rapporto redatto da inquirenti di Stati Uniti, Australia, Gran Bretagna e Svezia ha concluso che il siluro che ha affondato la corvetta e ucciso 46marinai era stato lanciato da un sottomarino o da una nave di Pyongyang.

“Non c’è altra spiegazione possibile” si legge nel documento che, secondo il regime del nord, si fonda su prove false. La condanna della comunità internazionale è stata immediata, con l’eccezione della Cina, unico alleato rimasto di Pyongyang nella regione, disperatamente impegnata a evitare il collasso del regime che riverserebbe oltre confine milioni di profughi.

Secondo il governo sudcoreano, l’affondamento della Cheonan è una vendetta per lo scontro a fuoco sul confine marittimo dal quale l’anno scorso la marina del Nord uscì umiliata.

Per il segretario generale delle Nazioni Unite la conclusione dell’inchiesta è “profondamente inquietante”. Sia Washington che Londra hanno sposato appieno l’esito dell’indagine e la Casa Bianca ha esplicitamente parlato di un atto di aggressione che costituisce l’ennesima prova dell’inaccettabile comportamento del regime.

Pechino diplomaticamente parla di “incidente sfortunato” e invita mantenere la stabilità nella penisola. Intanto il presidente sudcoreano Lee Myung-bak terrà oggi una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza nazionale. Non sono in programma attacchi di rappresaglia, ma un’azione diplomatica sulla comunità internazionale perché agisca, inasprendo le sanzioni.