Intercettazioni, da lunedì in aula al Senato. Non esclusa la fiducia

Roma – Il ddl sulle intercettazioni sarà all’esame dell’aula del Senato da lunedì 31. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama, che ha deciso a maggioranza.


Sulla calendarizzazione c’è stata un’opera di mediazione del presidente del Senato, Renato Schifani, volta a cercare un punto di equilibrio tra maggioranza e opposizioni. A fronte di una richiesta da parte della maggioranza, in particolare del presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, affinché la discussione generale iniziasse in aula già da domani, Schifani ha proposto una calendarizzazione più ‘morbida’ in modo da lasciare più tempo alle opposizioni per la presentazione degli emendamenti.


– Confido che si possano trovare punti di convergenza, o quanto meno che si abbassi la tensione anche nei confronti della stampa e della comunicazione – ha detto più tardi ai cronisti – Vorrei evitare che dal Senato possa essere approvata una legge che venga interpretata, e non entro nel merito, come legge bavaglio nei confronti della comunicazione.


Le opposizioni denunciano però il contingentamento dei tempi e riferiscono che il governo non avrebbe escluso la possibilità di porre la questione di fiducia.


– Dopo le modifiche annunciate dal ministro Alfano, noi andremo in aula a discutere su un testo che è sostanzialmente carta straccia – dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, al termine della conferenza dei capigruppo dove, denuncia:


– Con una decisione di gravità inaudita la maggioranza si è irrimediabilmente chiusa ad ogni appello proveniente non solo dalle opposizioni, ma dai direttori di giornali, da costituzionalisti e intellettuali che protestano contro il ddl intercettazioni. In tutto questo – rileva – noi come gruppo avremo solo due ore per i nostri interventi, mentre probabilmente l’8 giugno il governo porrà la fiducia, visto che il ministro Vito non è stato in grado di escluderlo.


Secondo Maurizio Gasparri, invece, «tutto si può dire tranne che c’è stata una accelerazione» perché il ddl sulle intercettazioni «risale a due anni fa ed è stato in commissione al Senato per un anno». Il capogruppo del Pdl al Senato ha riferito che, se l’aula confermerà il calendario deciso a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo, il termine per gli emendamenti da presentare è fissato per venerdì prossimo.


– La maggioranza – precisa al termine della capigruppo – si prepara a presentarne pochi e qualificati rivolti ad alcune modifiche come la possibilità di pubblicare gli atti per riassunto.


Il sì al ddl da parte della commissione Giustizia di palazzo Madama è giunto nel cuore della notte. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha aperto alla possibilità di un recupero del testo licenziato dalla Camera, giudicato da più parti un buon punto di equilibrio.


Un’eventualità che piace ai ‘finiani’.


– Tornare all’equilibrio che fu trovato alla Camera – afferma Italo Bocchino – è l’unica strada per evitare che si dia vita a una brutta legge con il rischio di essere addirittura incostituzionale. Prevedere la possibilità per la stampa di riassumere le inchieste ed evitare le maximulte agli editori consentiranno il varo di una buona riforma’’.


Ma le opposizioni promettono battaglia. Antonio Di Pietro parla di «ennesima legge criminogena che questo governo e la sua maggioranza parlamentare si accingono a portare avanti».


– Senza che ogni volta sembri un’offesa di lesa maestà – dice il leader dell’Italia dei valori – saremo molto attenti a vedere come si comporterà il Capo dello Stato in relazione a questo provvedimento. Non lo vogliamo tirare per la giacchetta, non vogliamo renderlo corresponsabile, ma certamente ci aspettiamo da cittadini in difesa della Costituzione e dell’articolo 21 che il Capo dello Stato tenga la schiena dritta, mai come in questo momento che ce n’è bisogno.


L’unico emendamento che presenterà l’Idv sarà per l’abrogazione completa del testo, perché «ogni tentativo che una parte dell’opposizione si accinge a fare di emendare in qualche modo questo provvedimento si presta a fungere da giustificazione, da contorno, da corollario». Inoltre, una volta che il testo dovesse diventare legge, il partito promuoverà un referendum.


Anche nella stessa maggioranza c’è chi continua a manifestare perplessità. Il parlamentare del Pdl Giancarlo Lenher avverte: il ddl sulle intercettazioni può rivelarsi per il Pdl una sorta di «suicidio» politico.


– Illo tempore – ricorda infatti Lenher – agli albori del famigerato ddl, in commissione Giustizia spiegai, invano, che nessun governo al mondo poteva mettersi contro l’intera informazione e tantomeno il Popolo della libertà’. Parlai, anzi, di suicidio politico premeditato. Aggiunsi che limitazioni e sanzioni dovevano essere semmai rivolte alla fonte, cioè alle procure, dalle quali esce di tutto e di più.