Napolitano alla Casa Bianca invita Obama ai 150 anni

WASHINGTON – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha avuto ieri alla Casa Bianca un incontro “molto cordiale” col presidente Usa Barack Obama. All’incontro hanno partecipato anche il ministro degli esteri Franco Frattini, l’ambasciatore d’Italia a Washington, Giulio Terzi e altri delegati.

L’incontro, durato 45 minuti, si è svolto nello Studio Ovale. Il presidente Napolitano, giunto davanti alla West Wing con una limousine ufficiale con le bandierine dei due paesi, è stato fatto accomodare inizialmente nella Cabinet Room. Dopo l’arrivo di Obama e la presentazione delle rispettive delegazioni, l’incontro si è spostato nello Studio Ovale con la partecipazione delle intere delegazioni. Napolitano era stato preceduto dal ministro degli esteri Franco Frattini.


Mentre la limousine del presidente italiano si allontanava dalla Casa Bianca, dal prato della famosa residenza è decollato l’elicottero col presidente americano. Obama era diretto alla base aerea di Andrews per imbarcarsi sull’Air Force One per una visita in California.


Dopo l’incontro con Obama, Giorgio Napolitano ha incontrato i giornalisti e ha detto che l’incontro si è svolto in un clima di grande cordialità personale ed istituzionale e che il presidente gli aveva confermato “l’interesse degli Usa per una Europa sempre più unita”. Il colloquio è sembrato sotto il segno non solo dell’Italia, ma dell’Europa. È come se il capo dello Stato italiano fosse andato a Washington latore di un doppio messaggio: quello del governo di Silvio Berlusconi e quello delle istituzioni europee, ansiose di avere con la Casa Bianca un dialogo che prescinda dai rapporti bilaterali fra Stati.


Il maturare di rapporti diplomatici “necessitati” con attori politici di altre aree del globo, ha aggiunto il presidente della Repubblica, non avviene “a discapito delle relazioni transatlantiche”.
“Ho messo in luce che l’Unione europea sta conoscendo una crisi seria sulla spinta della crisi di solvibilità del debito pubblico greco – ha spiegato Napolitano – ma l’Euro non è a rischio ne’ lo è la costituzione dell’Europa, a patto che vi sia un balzo in avanti sulla via dell’integrazione, della disciplina di bilancio, più politiche economiche comuni e più risorse per il bilancio europeo”.


Barack Obama ha espresso poi “apprezzamento per l’impegno italiano in Afghanistan che salirà a 4.000 unità. Obama, ha detto Napolitano, ha anche “rammentato i nosti caduti” del 17 maggio. Napolitano ha quindi ribadito che l’impegno italiano “non è in discussione” .


“Ho detto a Obama che gli portavo i sentimenti di amicizia e di affetto da parte di Silvio Berlusconi. E lo stesso ha fatto Obama con me, chiedendomi di ricambiare gli stessi sentimenti nei confronti del presidente del Consiglio”, ha aggiunto Napolitano.


Il capo dello Stato ha poi invitato personalmente Obama in Italia a partecipare ad una delle manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Obama si è riservato di accettare. “Vedremo a quale iniziativa potrà partecipare”, ha aggiunto il presidente italiano.


Il quotidiano Usa in lingua italiana ‘America Oggi’, ha salutato con un “Welcome Giorgio, l’America ti vuole bene” il presidente in visita a Washington, in un editoriale firmato da Stefano Vaccara e intitolato ‘Napolitano l’americano’. Un articolo in cui si ricorda il passato nel Pci del capo dello Stato, “l’America ti ha cambiato – scrive l’editorialista – ti chiamavano il capo dei miglioristi allora nel Pci, insomma quelli che non volevano stare più con l’Urss perché conoscendo bene il nemico avevano già capito chi avrebbe vinto”. “L’ultima volta che sei venuto in America erano tre anni fa, ricordi? – si legge ancora nell’articolo – Ti accolse il New York Times con un articolo che fece tanto scalpore allora, dove parlava di corruzione, casta politica, un’Italia che non dava spazio ai giovani che fuggivano”.


Il giornalista ricorda l’irritazione del presidente e le lodi per America Oggi, “che ti informava che invece l’articolo cattivo nei confronti dell’Italia quel giorno non era pubblicato dal Nyt ma nella prima del Wall Street Journal, e che nessuno te lo aveva fatto sapere. Ho avuto come la sensazione che ti piacesse il nostro quotidiano e la sua indipendenza. Però non hai mai risposto quando nella prima pagine di America Oggi il direttore Mantineo ti ha chiesto molto garbatamente se ti sembrava giusto che il governo tagliasse i fondi solo alla stampa all’estero discriminandola e soprattutto con un provvedimento ‘retroattivo’. Allora Giorgio, ti sembra giusto che chiuda il giornale degli italiani in America e gli altri nel mondo?”.