L’Anm: “Così si mina la nostra indipendenza”

La Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati proclama lo stato di agitazione e “si riserva di proporre” al proprio parlamentino, convocato per sabato 29 maggio, “immediate iniziative
di protesta contro la manovra economica del Governo che contiene misure inaccettabili per i magistrati e per il funzionamento del sistema giudiziario”. Lo annuncia lo stesso sindacato delle toghe in una nota in cui parla di “interventi punitivi che minano l’indipendenza”.

Le retribuzioni dei magistrati “vengono colpite tre
volte: con il blocco dei meccanismi di progressione economica, con il blocco dell’adeguamento alla dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con un prelievo forzoso sugli stipendi – denuncia l’Anm -.
Sono interventi incostituzionali e palesemente punitivi nei confronti dei magistrati”. La progressione economica dei magistrati “non è un automatismo – spiegano le toghe – ma è vincolata a periodiche
valutazioni di professionalità”.

Sul punto, fa presente l’Anm, “la Corte Costituzionale ha ribadito che tale meccanismo rappresenta l’attuazione del precetto costituzionale dell’indipendenza dei magistrati,
che va salvaguardato anche sotto il profilo economico, evitando, tra l’altro, che siano costretti a periodiche rivendicazioni nei confronti di altri poteri”.

Un intervento di questa natura “incide, quindi, profondamente
sullo status giuridico dei magistrati e sulla loro autonomia e indipendenza”. Come pure “è del tutto evidente, l’incostituzionalità della disposizione con la quale si opera una decurtazione secca del trattamento
economico, per la palese violazione dei principi di eguaglianza e di progressività del sistema fiscale che deriva dall’introduzione di un’imposta fissa a carico esclusivamente dei dipendenti pubblici”.


Ma non è tutto: “Queste misure, peraltro, si inseriscono in un clima di costante aggressione da parte di esponenti politici e istituzionali nei confronti della magistratura, accompagnata da una campagna
mediatica di delegittimazione dei magistrati, dipinti come fannulloni strapagati e politicizzati, e da interventi legislativi dichiaratamente finalizzati a impedire lo svolgimento delle indagini e dei processi”.