Allarme sui trapianti, in Russia è business

Èallarme trapianti in Russia. A lanciarlo, dalle colonne della Komsomolskaia Pravda, il tabloid più diffuso in Russia, è un medico del settore, Anatoli Troshin. Secondo le sue rivelazioni, nel Paese esiste “un vero e proprio business criminale nel traffico di organi”, che “potrebbe diventare più pericoloso di quello legato alla droga e alle armi” e con “un giro d’affari gigantesco”.

A rischio, stando alla sua denuncia, molti dei malati
in rianimazione, ai quali verrebbe staccata la spina per poter espiantare gli organi. Ma, secondo il giornale,
ci sarebbe anche un secondo filone: quello dei ginecologi che consigliano alle donne incinte di interrompere la gravidanza con la minaccia di rischi inesistenti per prelevare poi le cellule staminali. Denuncia confermata da una serie di testimonianze riportate dal quotidiano. Troshin descrive con precisione il meccanismo
su cui si regge il traffico di organi e le “tariffe” per i vari anelli della catena.

Il committente in genere è
un esponente di un gruppo criminale operante nel settore che porta una valigia piena di soldi ad un alto
burocrate della sanità, chiedendogli di procurare un organo per un parente bisognoso di trapianto. Il dirigente
gira l’incarico ad un dipendente consegnandogli circa 10 mila dollari e fissando in genere una scadenza
di 2-3 giorni.

Quest’ultimo paga 2000 dollari ad un giovane medico, che a sua volta chiede aiuto ad
un ex compagno di studi che presta servizio in ospedale e che, in cambio di mille dollari, gli fornisce l’elenco
dei ricoverati in fin di vita nel reparto di rianimazione portando a termine il crimine: nella notte, quando
non c’è praticamente nessuno, un giovane rianimatore stacca la spina della vittima prescelta e un medico
preleva in 10-15 minuti tutto ciò che si può trapiantare.

Per legge il decesso dovrebbe essere accertato
anche da un medico forense e da un rappresentante dell’ospedale ma l’emergenza notturna annulla tutte le
formalità e basta un falso referto firmato dal medico di turno. “I burocrati preferiscono chiudere un occhio
sul fenomeno, ma prima o dopo il traffico di organi assumerà dimensioni allarmanti”, ammonisce Troshin,
invocando una legge che regolamenti meglio le modalità dei trapianti. Ad esempio vietando l’espianto
se non espressamente autorizzato in vita. Troshin chiede anche di perfezionare la normativa in materia di staminali, per difendere i diritti dell’embrione: a suo avviso, attualmente c’è un buco giuridico sul punto.