Intercettazioni: Fini attacca, è scontro con Schifani

ROMA – Gianfranco Fini va all’attacco del ddl sulle intercettazioni. Così com’è non va, dice il presidente della camera biasimando il compromesso raggiunto al Senato e preannunciando modifiche alla Camera. Renato Schifani reagisce stizzito a quella che viene vissuta come un’ invasione di campo compiuta da Fini, rimproverandolo di essere sceso sul terreno delle valutazioni politiche, abdicando al suo ruolo ‘’super partes’’.
Il duello viene innescato quando Fini decide di rompere il silenzio e di palesare i suoi ‘’dubbi’’ sul disegno di legge sulle intercettazioni. Ne parla durante la sua visita a Santa Margherita ligure, puntando l’indice contro il limite massimo di 75 giorni oltre il quale, salvo i reati più gravi, non sarà più possibile mettere le utenze sotto controllo. Si chiede, retoricamente, il presidente della Camera:

– Si capisce che se il giorno successivo al settantacinquesimo accade qualcosa, non si può continuare?.
Secondo Fini, su una meteria del genere, non bisogna intervenire ‘’con la mannaia’’, nè tantomeno ‘’con la sciabola’’; semmai con il fioretto. Dunque ‘’è opportuno che il Parlamento rifletta ancora’’; e se al Senato non cambieranno le cose allora a Montecitorio bisognerà riaprire la partita.

– Se i deputati alla Camera lo riterranno necessario – assicura – si potrà intervenire.
Schifani trasecola e risponde a muso duro.

– Da quando sono presidente del Senato – dice ai giornalisti in una pausa della discussione sul ddl – non mi sono mai occupato di dare valutazioni politiche nel merito di argomenti all’esame di questo ramo del Parlamento. Il ruolo del presidente del Senato è quello di assicurare il rispetto delle regole e dei diritti di maggioranza e di opposizione: è un dovere di terzietà. Men che meno mi sono mai sognato di fare giudizi di merito su argomenti all’esame dell’altro ramo del Parlamento.

Uno schiaffo in piena regola, al quale Fini reagisce senza porgere l’altra guancia ma passando al contrattacco, con queste parole:

– Ho rispetto totale per l’autonomia del Senato. Il presidente Schifani non può però fingere di non sapere che prima di presiedere la Camera ho contribuito a fondare il Pdl di cui anch’egli è espressione.
Quindi l’affondo finale:

– Sulle questioni relative alla legalità e all’unità nazionale non ho intenzione di desistere dallo svolgere un ruolo politico.

Schifani controreplica sottolineando che da quando è presidente del Senato ha sposato la causa della ‘’terzieta’’ astenendosi dall’intervenire sui provvedimenti all’esame dell’assemblea, come invece faceva ‘’con il massimo sfogo’’ durante gli anni passati a fare il capogruppo. Nella sua battaglia per cambiare il ddl sulle intercettazioni, Fini può contare sui fedelissimi del ‘’Secolo’’, che anche in questa occasione gli sono vicini
‘’Fini è stato eletto presidente della Camera anche per il ruolo politico che ha svolto e al quale non ha nessuna intenzione di abdicare’’ scrive il quotidiano rispondendo alle critiche del vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello.

Contro Fini, il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Osvaldo Napoli, che lo accusa di sostenere ‘’le posizioni di nicchia dei pm’’. Duro anche Gasparri.

– Se uno si legge le carte e guarda al merito – dice – vedrà che al Senato la norma sul limite dei 75 giorni è più severa di quella approvata alla Camera dopo un anno di dibattito.

Con il presidente della camera, invece, è il Pd.

– Difficile dare torto a Fini – dice la presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro.