Tramonta ogni speranza di mediazione, l’opposizione indossa l’elmetto e promette battaglia

ROMA – Dopo settimane di trattative e di ritocchi al testo-base, il risultato non è all’altezza delle aspettative delle ‘’colombe’’ dei due poli perchè scontenta un po’ tutti, e per primo Silvio Berlusconi: il Cavaliere parla di un ‘’primo passo avanti’’ ma fa sapere che in futuro si cercherà di migliorare la legge che verrà votata domani (oggi, ndr) dal Senato per poi passare in veste blindata alla Camera.

L’opposizione ha già indossato l’elmetto: promette battaglia senza quartiere e un futuro ricorso alla Consulta con uno sguardo a ciò che farà il Quirinale. Ma è innegabile che il venir meno della sponda finiana ne ha indebolito le trincee. Il presidente della Camera guarda infatti oltre: incassate le modifiche più importanti chieste dai suoi uomini, ritiene di aver sufficientemente contribuito a un testo equilibrato; e del resto non era certo ipotizzabile aprire una crisi su questo tema, quando in gioco ci sono problemi vitali per il futuro del Paese quali le misure per fronteggiare la crisi economica e la riforma delle riforme, vale a dire quella della Costituzione.

L’odierno attacco del premier alla desueta architettura della nostra Carta fondamentale, prontamente sostenuto da Umberto Bossi (‘’è datata, la stiamo cambiando per questo motivo’’), dimostra la fondatezza di questa preoccupazione dell’ex leader di An.

Berlusconi parla infatti di una Costituzione ormai superata dagli eventi della storia, fonte di ostacoli alla rapidità decisionale richiesta dall’era della globalizzazione informatica, ignara del moderno concetto di impresa: visto dal dentro, spiega nel suo intervento alla Confartigianato, governare in queste condizioni ‘’è un inferno’’ nel quale è difficilissimo trasformare i progetti in leggi concrete. Denunce che determinano l’indignazione dell’opposizione (‘’se non gli piace la Costituzione, vada a casa’’, taglia corto Pier Luigi Bersani) e la replica del Pdl che, con Sandro Bondi e Maurizio Lupi, invita il Pd a non ‘’idolatrare’’ la Costituzione e a tenere conto che sono i cittadini a chiedere il cambiamento.

In questo scenario, Fini intende mantenere ben vivo il suo buon rapporto con il capo dello Stato (che anche oggi è tornato a invocare il contributo di tutti nel superamento della crisi) e gioca le sue carte proprio sulla difesa dei valori fondamentali della Costituzione. Cosè, al premier che annuncia la blindatura del ddl intercettazioni a Montecitorio, svuotando di fatto ogni attesa di confronto e di miglioramento del testo, il capo della destra replica con un ammonimento sul federalismo, l’architrave dell’ accordo tra Pld e Lega: è necessario conoscerne i costi e la sua effettiva copertura finanziaria (e qui entra in ballo la manovra) perchè si tratta di una riforma non ineluttabile ove dovesse mettere a repentaglio la coesione nazionale. Parole nelle quali si riconosce certamente il Colle.

In altri termini, quella manovra economica che alcuni sospettano essere stata concepita da Tremonti con un occhio di riguardo alle esigenze del federalismo, secondo Fini deve essere passata al setaccio e, pur nel rispetto dei saldi chiesto dal ministro del Tesoro, trasformata in terreno di confronto e di negoziato con le varie anime del Paese, dalle parti sociali all’opposizione. I finiani già lavorano, sotto la regia di Mario Baldassari, a un ‘’pacchetto’’ di modifiche migliorative che in qualche modo incarnano anche l’identità della componente (dalla cedolare secca sugli affitti alla cancellazione dei tagli a scuola e università): la battaglia si à spostata di fronte e a questo punto bisognerà vedere se Pd ed Udc vi si vorranno inserire anche per dare un senso allo sforzo di condivisione di Fini.

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