Bologna, i tesori della Certosa svelati in una triplice mostra

S’intitola “Luce sulle tenebre. Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna” l’esposizione, inaugurata lo scorso 29 maggio e aperta al pubblico fino all´11 luglio, promossa dall´Istituzione Musei Civici del Comune di Bologna e dalla Fondazione CaRisBo, con la collaborazione di numerose istituzioni cittadine e in particolare
della Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici.

La mostra è curata da Beatrice Buscaroli
e Roberto Martorelli e si articola in tre diverse sedi espositive: Palazzo Pepoli Campogrande, dove saranno
esposte opere provenienti dalla necropoli etrusca e dal monastero certosino; Palazzo Saraceni, che vede
l´allestimento di opere e documenti sul cimitero dalla fondazione ad oggi, e il Museo del Risorgimento, con l´esposizione “Pasquale Rizzoli scultore liberty a Bologna”. Scopo della triplice esposizione è portare alla
vista del pubblico una significativa selezione del patrimonio d´arte e di storia, spesso esposto per la prima
volta, stratificato nel corso di molti secoli nel complesso monumentale della Certosa, prima necropoli etrusca
tra VI e IV secolo a.C., poi convento certosino dal 1334 al 1796, infine cimitero dal 1801 a oggi. Manufatti
etruschi, dipinti del Seicento bolognese, disegni e sculture neoclassiche, ottocentesche e moderne: per la
prima volta saranno visibili opere di Bartolomeo Cesi, Alessandro Tiarini, Elisabetta Sirani, Gaetano Gandolfi,
Pasquale Rizzoli, Carlo Santachiara. L’occasione della mostra ha consentito nuove scoperte e attribuzioni, tra
cui due opere dello scultore Giacomo De Maria, il Ritratto di Gaetano Gandolfi (1802/3) e l´Autoritratto, firmato e datato 1821. Sono decine i disegni e i bozzetti inediti relativi a monumenti funebri. Tra questi vi sono opere degli architetti Ercole Gasparini, Vincenzo Vannini, Attilio Muggia, Enrico De Angeli; del pittore Filippo Pedrini; degli scultori Massimiliano Putti, Giulio Barberi, Silverio Montaguti. Di Carlo Monari, fondamentale scultore della seconda metà dell´Ottocento bolognese, viene esposto anche il Genio funebre (1879) della cappella Muratori, un vero e proprio tesoro uscito dalle tenebre: il marmo, a grandezza
naturale, era steso da anni sul pavimento del sepolcro, mutilato dell’avambraccio sinistro in un
vecchio tentativo di furto. Per il suo fascino, l´opera è stata scelta quale immagine simbolo dell´evento. La
mostra prevede un ricco calendario di incontri, visite guidate e approfondimenti che coinvolgono direttamente
il complesso mo numentale, anche con numerose passeggiate notturne. Dopo il successo del calendario “serale” 2009 anche nell´estate 2010 sarà possibile scoprire, lungo nuovi e suggestivi percorsi tra luci e ombre, l´arte e la storia della città e della nazione, dalle piccole storie di vita fino ai grandi eventi.