Da Capello a Rosetti è ancora flop azzurro

“Stavolta nessuno salirà sul carro del vincitore”. Più che infelice è stata profetica l’uscita di Marcello Lippi, che avrà ripensato a quella frase pronunciata con l’orgoglio dei tempi migliori nel suo mesto ritorno a casa: il Sudafrica per l’Italia è stato tutt’altro che vincente, piuttosto un flop generale in cui l’eliminazione della nazionale campione del mondo ha rappresentato il punto più basso. Ma non l’unico. Già perché il Belpaese
è stato spazzato via dall’inverno sudafricano e per trovarne tracce nel torneo iridato bisogna spulciare nella carte anagrafiche di un giocatore come Javier Pastore, argentino con avi italiani, la militanza nel Palermo e una bella fidanzata siciliana.

Tutto qui, perché quanto di made in Italy era arrivato in Sudafrica ha fallito: gli ultimi pezzi pregiati se ne sono andati tra i fischi e le contestazioni con Fabio Capello e Roberto Rosetti. Il ct dell’Inghilterra, arrivato ai mondiali con un pedigree da cane di razza e le ambizioni da gradino più alto del podio per la nazionale dei tre leoni, è uscito agli ottavi senza gloria, prendendo quattro gol dalla Germania. Il
tecnico di Pieris ha inveito con gli argomenti propri dell’italian style: tutta colpa del gol-fantasma di Lampard (buonissimo) non convalidato dalla terna uruguayana capeggiata da Larrionda. Don Fabio, che aspirava a un posto alla corte dei baronetti di sua maestà la regina, è rientrato con una figuraccia che l’esigente Inghilterra
non gli perdonerà facilmente. Scivolone che il ct condivide con tutta la colonia italiana emigrata oltre manica: nella nazionale inglese con Capello hanno contribuito al ‘disastro’ Italia anche Franco Tancredi, preparatore dei portieri che pure aveva esordito con la papera in mondovisione di Green, Franco Baldini e Massimo
Neri, preparatore atletico chiamato nello staff tricolore di Capello.

L’ultimo tassello della fallimentare
spedizione del marchio Italia lo ha messo l’arbitro Rosetti: il direttore di gara torinese, unico rappresentante
‘azzurro nella rosa dei fischietti mondiali, poteva anche aspirare alla finale (alla luce dell’uscita di scena prematura della nazionale di Lippi), ma pagherà la prestazione scarsa in Argentina- Messico, anche se il giudizio è condizionato dalla svista clamorosa di uno degli assistenti della terna, Ayroldi che ha convalidato
a Tevez un gol in evidente fuorigioco. Un errore che ha cambiato il corso del match e riconosciuto anche dal ct dell’Argentina, Maradona che senza giri di parole ha sintetizzato così l’arbitraggio del piemontese: “Rosetti ha sbagliato tutto”. Addio mondiale, insomma, con ogni probabilità anche per Rosetti e i suoi collaboratori
(nella terna anche Paolo Calcagno che adesso paga colpe non sue).

Mondiale con ‘infamia e senza gloria’ a tutto tondo, perché non può sorridere nemmeno il marchio sportivo italiano Legea che ha vestito la Corea del Nord: certo la nazionale del paese asiatico non aveva ambizioni da big, ma i sette gol presi dal Portogallo nel hanno fatto lo zimbello dei mondiali. Non è andata meglio allo staff medico tutto italiano dell’Algeria: Cristiano Eiarale, Gian Nicola Bisciotti e Carlo Gianmattei (presenti nel gruppo azzurro ai mondiali di Germania 2006) hanno solo potuto assistere all’eliminazione al primo turno della squadra nordafricana. Per loro anche qualche infortunio di troppo. Sudafrica 2010 aspetta di conoscere il suo vincitore: di sicuro sul carro l’Italia stavolta non c’è, è stata fatta accomodare all’uscita ancora prima che il gioco si facesse vero.