Berlusconi, l’arte della ritirata Partita rimandata ad autunno?

ROMA – Come scrive il quotidiano Avvenire, il Cavaliere conosce l’arte della ritirata. In questo momento è in ballo il cuore del programma di governo, la Finanziaria promessa all’Europa e dalla quale dipende in buona misura l’immagine internazionale del nostro Paese.


Su questo fronte il premier ha ottenuto un primo risultato: la blindatura del provvedimento sul quale in sostanza mette la faccia (proprio come gli chiedeva fino a poco tempo fa l’ opposizione) smentisce gli attriti con Giulio Tremonti, dal momento che ne abbraccia la filosofia, e lascia con un pugno di mosche in mano i finiani intenti a disegnare una sorta di piccola contromanovra.


Certo, il Cavaliere paga un prezzo di popolarità nel momento in cui rinuncia a incontrare i governatori, ma la difesa dei saldi imponeva una drastica chiusura: alle Regioni sarà riconosciuta solo libertà nell’ individuazione dei settori in cui tagliare (facoltà prontamente battezzata come ‘’tagli-fai-da-te’’) e a quelle più virtuose, inoltre, sarà consentita una certa flessibilità.


Pierluigi Bersani fiuta aria di ‘’pistola alla tempia’’ e Nicola Latorre parla di una maggioranza capace di sopravvivere solo grazie alla ‘’militarizzazione’’ della fiducia, tuttavia è giusto riconoscere che Berlusconi sembra essere riuscito a mettere in sicurezza i conti proprio quando era partito il solito carosello delle proteste e degli emendamenti. E’ stato un modo di venire incontro anche alle preoccupazioni del capo dello Stato il quale aveva invitato a mettere la manovra al primo punto dell’agenda politica. Inoltre il Cavaliere ha smussato i toni sulla giustizia: come hanno fatto sapere i suoi fedelissimi, il Guardasigilli Angelino Alfano à al lavoro sui rilievi mossi dal Quirinale al ddl intercettazioni.


Per il centrodestra, osserva pragmaticamente Maurizio Gasparri, l’importante è portare a casa la riforma, anche se modificata, piuttosto che lasciare le cose come stanno. Segnali di disgelo che hanno consentito a Giorgio Napolitano di parlare dell’apertura di una pagina nuova nel nostro Stato di diritto. Come? Per cominciare, lavorando in tempi brevi a decisioni a larga maggioranza nell’elezione dei membri laici del Csm; poi allentando le ricorrenti tensioni perchè la giustizia ha bisogno di un ripensamento organizzativo interno
Dunque la ritirata strategica del Cavaliere ha portato un clima nuovo con le istituzioni. La rivalità con Fini è derubricata da Paolo Bonaiuti a ‘’dissenso di una piccola minoranza’’.

Piccola ma rumorosa, sarebbe il caso di dire: anche oggi il capo della destra è tornato a punzecchiare gli strateghi della ‘’soluzione finale’’ sulla giustizia, osservando che in democrazia non c’è mai sufficiente libertà di stampa; nell’editoria, sostiene il presidente della Camera, non servono tagli drastici ma lotta alle lobby e alle clientele. Parole che gli valgono l’apprezzamento di Antonio Di Pietro e naturalmente gli acidi sospetti dei berlusconiani. Ma per ora la partita sembra rimandata all’autunno, salvo clamorosi colpi di scena. Il congresso più volte invocato dai finiani potrebbe costituire l’appuntamento decisivo per un chiarimento. Lo stesso Di Pietro ritiene probabile che il governo giunga alla fine della legislatura: non si è mai vista, infatti, una così vasta maggioranza suicidarsi per le incomprensioni personali tra i due capi, sempre più simili ormai ai consoli della Repubblica romana: rivali all’interno ma comunque compatti sul campo contro gli avversari.


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