Una pausa di riflessione prima di un autunno caldo

ROMA – Una concitazione alimentata dai nodi irrisolti sul piano parlamentare (dove resta in sospeso la legge sulle intercettazioni e , prima ancora, deve essere approvata la manovra contestata da regioni, province e comuni), e su quello istituzionale (il Quirinale ha fatto sapere di non gradire ricostruzioni giornalistiche su un presunto interesse di Giorgio Napolitano ad un’immunità totale al capo dello stato). Un clima legato anche al deteriorarsi inarrestabile dei rapporti nel Pdl, dove la parola ‘’divorzio’’ ricorre sempre più spesso quandi si parla di cosa sta accadendo fra Berlusconi e Fini; anche se poi, per molti aspetti, divorziare puo essere più difficile che restare assieme volendo però andare in direzioni diverse.


Il risultato è che sul tavolo di Silvio Berlusconi c’è un’equazione con parecchie incognite da risolvere. Fra queste incognite, la manovra resta un punto di passaggio obbligato, anche per ragioni di impegni europei da rispettare. Ed il governo annuncia che, per risolverla, calerà l’asso di briscola della doppia fiducia, al Senato e alla Camera. Al di là delle prevedibili proteste delle opposizioni (per le quali annunciare che si porrà la fiducia in un ramo del parlamento per un provvedimento in discussione nell’altro è qualcosa di innaturale), il messaggio lanciato da Berlusconi e Tremonti è abbastanza chiaro. Alle regioni che chiedono di cambiare la manovra, il governo concede un incontro per venerdì prossimo e la disponibilità a parlare, ma avverte anche di non poter concedere grandi modifiche. Semmai, ci sarà da valutare assieme come questa manovra si inserisce nella più generale ridefinizione dei compiti fra stato centrale e livello locali di governo.


Quanto alle sollecitazioni, arrivate anche dal capo dello stato, a dare ‘’priorità’’ alla manovra, la richiesta di doppia fiducia vale anche come impegno ad ottenere una rapida approvazione del provvedimento. Anche se, d’altra parte, il prezzo è quello di non lasciare quello spazio al confronto parlamentare che sempre il capo dello stato aveva più volte sollecitato al governo. La scelta di Berlusconi sembra comunque quella di affrontare gli ostacoli accelerando il passo, invece che rallentare. Anche perchè il ricorso alla fiducia può velocizzare l’approvazione della manovra, e di conseguenza assecondare il tentativo di arrivare al voto sulle intercettazioni prima della pausa estiva.


In questo senso vanno anche le parole di Franco Frattini, dopo il vertice a palazzo Grazioli. Come spiega il ministro degli esteri, il Pdl (o, più precisamente, la maggioranza berlusconiana del partito), è disponibile a valutare nuovi emendamenti al testo; ma resta convinto della possibilità di portare la legge all’approvazione prima della pausa estiva. Due indicazioni che per un verso rispondono alle esigenze poste dal capo dello stato (quando ha fatto sapere che valuterà al momento della promulgazione quali sono state le risposte alle ‘’criticità’’ di cui il parlamento discute), e per altro verso contraddicono invece la posizione, sostenuta da Fini e dai suoi, e considerata in sintonia col Quirinale, di una pausa di riflessione che sposti l’approvazione della legge verso l’autunno. Di queste evoluzioni, il Pd non vuole restare semplice spettatore. Anche se per Pierluigi Bersani, che cerca di qualificare la propria opposizione in termini di proposte alternative, l’annuncio della doppia fiducia equivale a dover prendere atto che di confronto in parlamento ce ne può essere poco. Anche per questo, il segretario del Pd parla oggi di una ‘’china pericolosa’’che sta prendendo il governo; una china che porta fuori dagli schemi della democrazia parlamentare, verso un populismo autoritario. Giudizi come quelli di Bersani preludono facilmente alla disponibilità a concorrere a soluzioni istituzionali capaci di interrompere questa spirale. Anche se per valutare la fattibilità politica di questo scenario, resta da vedere come finirà la partita nella maggioranza, ora o nei prossimi mesi. Anche perchè, la previsione di Bersani è che la manovra non sarà sufficiente e che in autunno se ne dovrà comunque riparlare; e, quindi, il quadro politico continuerà ad essere concitato più o meno come oggi.

Giovanni Graziani