Israele all’Onu: “Bloccate la nave libica con gli aiuti per Gaza’’

GERUSALEMME – Dopo l’attacco alla Freedom flottilla del 31 maggio che ha scatenato un incidente internazionale, Israele fa questa volta appello all’Onu chiedendo alle Nazioni Unite di fermare una nave carica di aiuti umanitari, organizzata da un figlio del leader libico Gheddafi, che intende rompere il blocco navale imposto alla Striscia di Gaza.


Si tratta di una iniziativa “discutibile e provocatoria”, si legge nella lettera dell’ambasciatore israeliano all’Onu Gabriela Shalev consegnata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki moon, e al presidente dell’Assemblea generale del palazzo di vetro, il libico Ali Treki.


“Scrivo per portare alla vostra attenzione una situazione che si sta sviluppando con grave preoccupazione per il mio governo -si legge nella missiva – “sembra che una nave moldava, ingaggiata e sponsorizzata da un’organizzazione libica, preveda di partire questo sabato dalla Grecia proclamando di voler portare aiuto a Gaza”.


“Gli scopi dichiarati da questa missione sono tanto più discutibili e provocatori date le recenti misure assunte da Israele per accrescere il flusso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza”, afferma ancora la lettera, che sottolinea come Israele si riservi il diritto di impedire alla nave di forzare il blocco navale. “Israele si aspetta che la comunità internazionali si assicuri che la nave non salpi”, nota l’ambasciatore.


La missione libica è stata organizzata da Saif al Islam, uno dei figli di Gheddafi. A bordo della nave pronta a partire da un porto greco, vi sono 27 persone e 2mila tonnellate di aiuti umanitari. Dopo il raid israeliano del 31 maggio contro la Freedom flotilla, in cui morirono nove attivisti turchi, erano state organizzate altre navi in partenza da Iran e Libano. Le missioni sono state però annullate fra pressioni internazionali e l’allentamento del blocco da parte israeliana per il trasferimento di beni via terra.