“Il Governo mi abbandonò”. Betancourt chiede risarcimento

BOGOTÀ – Questa l’accusa lanciata dalla stessa Betancourt in una intervista a Caracol Television, spiegando le ragioni per le quali ha chiesto 6,8 milioni di dollari di risarcimento allo stato per la conseguenze fisiche, morali e psicologiche sofferte durante i 6 anni, 10 mesi e 4 giorni da ostaggio nella selva nelle mani delle Farc, dal 2002 al 2008.


“Mi hanno tolto le guardie del corpo e mi hanno lasciato continuare il viaggio – ha detto la Betancourt -. Non hanno fatto il loro dovere di proteggermi come candidato presidenziale… Non ero un’irresponsabile”. Funzionari della sicurezza avevano avvertito la ex candidata presidenziale dei Verdi di non recarsi nella città meridionale di San Vicente del Caguan, dove poi fu catturata dai ribelli. La richiesta di danni della Betancourt ha sollevato un’ondata di indignazione nel paese.


Il 23 febbraio 2002, Ingrid si trovava come candidata presidenziale nel Caguan, regione controllata dalle Farc dove però era stata creata la zona neutrale che doveva servire per i negoziati di pace fra i guerriglieri e il governo dell’allora presidente Andres Pastrana. Pastrana e il suo seguito lasciarono la zona in aereo, Ingrid decise invece di proseguire per San Vicente, passando per una zona fuori dal cessate-il-fuoco. I militari ricevettero l’ordine di dissuaderla, lei insistette, partì senza scorta e fu catturata dai guerriglieri.
Per anni i suoi famigliari hanno puntato il dito contro il governo di Pastrana e poi di Alvaro Uribe. Contrasti che sembrarono risolversi al momento della liberazione, due anni fa, con l’abbraccio fra Uribe e Ingrid e le parole di ringraziamento per l’esercito colombiano, «il migliore del mondo».


Il governo oggi l’accusa di opportunismo. «La sua richiesta è un premio mondiale all’ingratitudine e alla sfacciataggine», ha tuonato il vicepresidente Francisco Santos, mentre il senatore progressista Gustavo Petro parla di richiesta ingiusta: «Sono state le Farc a sequestrarla, oggi Ingrid è libera grazie a una brillante operazione organizzata dallo Stato».


I legali della Betancourt hanno precisato che non è stata avanzata una denuncia contro lo Stato ma una richiesta di risarcimento, così come accade in diversi altri Paesi del mondo per le vittime del terrorismo. I giuristi ritengono che esista un 50 per cento di possibilità che la richiesta venga accettata ma tutto dipenderà dalla valutazione della dinamica del sequestro: lo Stato aveva o no l’obbligo di proteggere l’incolumità di un candidato presidenziale anche in zone ritenute fuori dal controllo delle forze armate?
Il popolo del web è diviso ma prevalgono le critiche: si rinfaccia alla Betancourt soprattutto di essersi dimenticata della Colombia e ricordarsene solo adesso per battere cassa.


Dopo la sua, si attendono ora richieste analoghe da parte di decine di altri ostaggi liberati negli ultimi anni. Sigisfredo Lopez, l’unico sopravvissuto di dodici deputati regionali catturati dalle Farc e uccisi durante uno scontro con l’esercito, ha già presentato la sua. Ha però voluto precisare che il suo caso “è diverso da quello di Ingrid. Io sono stato prelevato dal mio luogo di lavoro; lei, invece, è andata nella tana del lupo. Sapeva che c’erano altissime probabilità di essere sequestrata e così è andata. La colpa è solo sua”.


Dopo la sua liberazione, Ingrid, come la chiamano i suoi compatrioti, contattò diverse personalità, tra cui Benedetto XVI, e si ipotizzò per lei un ruolo di primo piano per sensibilizzare il mondo sul confitto colombiano. Non se ne fece nulla, lei uscì di scena, solo qualche foto di vacanze esotiche pubblicate dai rotocalchi.
Ora reclama un risarcimento perché, sostiene, è stata abbandonata dallo Stato il giorno del suo sequestro.