Colpo alla ‘ndrangheta un sistema in ginocchio

Impegnati per il blitz 3000 uomini, gli arrestati sono accusati di associazione di tipo mafioso, traffico di armi e stupefacenti, omicidio, estorsione, usura ed altri gravi reati. Secondo gli investigatori l’indagine ha messo in evidenza una direzione strategica nella città di Reggio Calabria, cui farebbero capo i “mandamenti” della ‘ndrangheta della provincia e quelli del nord Italia e dell’estero, dalle Americhe all’Australia

. In pratica è stato colpito lo schema organizzativo della mafia calabrese, mutuato dalla mafia siciliana. Centoventi i fermi disposti dalla Dda di Reggio Calabria; 180 gli arresti disposti dalla magistratura di Milano. Nella rete degli investigatori sarebbero finiti tutti i capi dei clan del reggino. In manette oltre ai vertici delle cosche calabresi, anche 4 carabinieri, un direttore della Asl di Pavia.

Secondo i magistrati di Reggio Calabria e di Milano la ‘ndrangheta, dopo un lento processo evolutivo, già delineato da alcuni collaboratori di giustizia nei primi anni ’90, ha raggiunto una nuova configurazione organizzativa, in grado di coordinare le iniziative criminali delle singole articolazioni, soprattutto nei settori del narcotraffico internazionale e dell’infiltrazione negli appalti pubblici.

È stato documentato tecnicamente come le cosche della provincia di Reggio Calabria costituiscano il centro propulsore delle iniziative dell’intera organizzazione mafiosa, nonché il punto di riferimento di tutte le proiezioni extraregionali, nazionali ed estere. Le indagini sarebbero partite dall’omicidio di Carmelo Novella, detto compare Nuzzo, nominato capo di questo organismo, ma fatto uccidere, il 14 luglio del 2008 in un bar di San Vittore Olona, dai calabresi per le sue tendenze giudicate eccessivamente
autonomiste.