Premier: “Legge massacrata Sono tentato di ritirarla”

ROMA – Sulle intercettazioni, non senza recriminare, Silvio Berlusconi arretra. “La legge sulle intercettazioni è stata massacrata e io sono tentato addirittura di ritirarla”, dice a sorpresa dopo una battaglia durata mesi davanti agli ambasciatori italiani riuniti alla Farnesina. “Questa legge migliorerà qualche cosa – molla la presa il premier – ma non ridà al cittadino l’inviolabilità delle comunicazioni. Non è vivere in un paese civile pensare che non possiamo parlare al telefono di certe cose…”.


Del resto, per il Cavaliere, questo non è che l’ennesimo esempio degli scarsi poteri che un premier ha in Italia: “lavori per delle notti, mandi fuori un bel cavallo e ti ritrovi un ippopotamo”. Eppure, nonostante i lacci e lacciuoli dei quali non riesce a liberarsi, Berlusconi promette che “nei prossimi anni lavoreremo alla riforma della Costituzione (anche se ogni volta che diciamo di volerlo fare le sinistre dicono che vogliamo distruggerla), libereremo l’Italia dall’oppressione giudiziaria, legislativa, burocratica e fiscale”.


Poi il premier prova a rassicurare la diplomazia di fronte a lui riunita sul fatto che “il governo è solido”. “Io sono assolutamente sereno – spiega loro la faida nel Pdl – e se ci saranno divaricazioni all’interno della maggioranza, i numeri sono abbondanti e non c’è alcuna possibilità di cambiamenti di governo o di maggioranza”. Con sè Berlusconi porta l’orgoglio di aver portato alla quasi approvazione “una manovra di sacrifici, imposta dall’Europa ma necessaria, che se non fosse passata avrebbe portato alla caduta del governo e l’Italia avrebbe fatto la fine della Grecia”.