Fini apre al Cavaliere: «Onoriamo gli impegni»

ROMA- «Resettare tutto, senza risentimenti»: con questa formula esordisce in una breve conversazione serale con il ‘Foglio’ Gianfranco Fini.


– Vuol dire – afferma il presidente della Camera – che Berlusconi ed io non abbiamo il dovere di essere e nemmeno di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno politico ed elettorale con gli italiani. Per questo ci tocca il compito, anche in nome di una storia comune non banale, di deporre i pregiudizi, di mettere da parte carattere e orgoglio, di eliminare le impuntature e qualche atteggiamento gladiatorio delle tifoserie.


E prosegue:
– E’ l’unica via per evitare che una deflagrazione senza senso si porti via, tra le macerie di un partito e di una esperienza di governo, la credibilità del centro destra, prima di tutto nella testa e nel cuore di quanti ci hanno seguito e dato il mandato di rappresentarli. Non ci sarebbero né vinti né vincitori, alla fine della mattanza.


La terza carica dello Stato, quindi, sottolinea:
– Quando dico che si deve chiudere una pagina conflittuale e aprirne una nuova, non faccio appello ai sentimenti, di cui non nego l’esistenza e che hanno la loro importanza per molti di noi; non esibisco né chiedo ipocrisie, faccio invece appello alla ragione, ai fatti, all’analisi politica e alle basi pubbliche e discorsive, intessute di dialogo e di capacità di riflessione comune, di qualunque possibile fiducia tra diverse leadership.
Sul tema della legalità, Fini dice che «garantismo e legalità non sono in conflitto».


– La mia solidarietà verso chiunque sia colpito da gogna mediatica e da accanimenti palesi è di antica data, e resta intatta – afferma -. A Napoli ho parlato della stranezza del comportamento di un sottosegretario che si dimette senza avvertire l’opportunità di dimettersi anche da coordinatore regionale: ho invece letto il giorno dopo sul giornale di famiglia che avevo chiesto la testa di Silvio Berlusconi. Certo che se poi gli ultras, sempre nemici di ogni buon compromesso politico, riportano al capo che io voglio fare un repulisti giustizialista, allora prevale la logica degli anatemi. Non è possibile equivocare la mia posizione: io ho radici e appartenenza culturali e politiche chiare. Qui sto e qui resto -assicura il cofondatore del Pdl- in ogni senso. Nel senso dello schieramento e delle idee portanti. Se avessi dubbi radicali, se davvero fossi sfiduciato e amaro, non direi, anche sulle questioni della legalità, che si può e si deve resettare tutto, per scrivere un nuovo capitolo con un minimo di ottimismo.