Berlusconi e Fini, lo scontro finale

“Non ci sono più le condizioni per restare nella stessa casa”. Un documento, con questo incipit, per
‘sfiduciare’ Gianfranco Fini, mettendolo politicamente in mora per un ruolo da leader politico più
che da terza carica dello Stato.

Un cartellino giallo con la sanzione dello sospensione, dai tre ai sei
mesi, più che l’espulsione per i finiani troppo fuori linea. Si annuncia così, dopo il prevertice a Palazzo
Grazioli, la rottura nei rapporti tra Berlusconi e Fini, i cofondatori del partito unico del centrodestra.
Loro, i finiani, preparano le relative contromisure e aggiornano la conta diquanti, alla Camera e al
Senato, si dicono pronti a uscire dai gruppi parlamentari per costituirne di propri. Di più, in campo c’è
addirittura l’ipotesi di un’uscita dei finiani dal governo, con l’appoggio esterno di parlamentari che fino ad
ora sono ancora parte integrante della maggioranza e domani potrebbero distinguersene.

Scenari pesanti, dove l’assenza di un vero e proprio cartellino rosso si deve solo alla difficoltà procedurale di far scattare una vera e propria espulsione dal partito, o a quel minimo spazio che ancora è lasciato ai pontieri. Ancora al lavoro, ad esempio, al Senato per scongiurare la separazione almeno in un ramo del Parlamento. Si parla di 33 deputati, (qualcuno dice 35) e più di 15 senatori. Abbondantemente sopra la soglia per formare
gruppi autonomi. E nel clima da carte bollate, Fini non esclude il ricorso d’urgenza contro le eventuali
espulsioni. Una ‘extrema ratio’ che porterebbe il ‘caso Pdl’ direttamente nelle mani della magistratura.

Un motivo di imbarazzo in più, specie ora che Berlusconi starebbe pensando a un intervento al
Senato, la settimana prossima, sulla riforma della giustizia. “Se sospendono uno di noi, mi autosospendo
anch’io”, avrebbe comunque garantito Fini ai suoi. I due protagonisti ieri si sono sfiorati durante il voto per
la manovra alla Camera ma non hanno scambiato neanche un cenno di saluto. Si sono parlati indirettamente
mercoledì.

“Resettiamo tutto”, proponeva l’uno. “Offerta fuori tempo massimo”, faceva filtrare
l’altro. Ieri in Aula alla Camera entrambi, Fini sullo scranno del presidente, Berlusconi nell’emiciclo
a parlare con deputati della maggioranza, resta deluso chi aspettava un cenno, o un confronto come quello
nell’ultima direzione. Persino Umberto Bossi ieri non ha lasciato molto spazio all’ottimismo: “Berlusconi e
Fini? Si arrangeranno loro… Io ho già le mie beghe”.