Marea nera, funziona l’operazione ‘Static Kill’

L’operazione “Static Kill” è stata effettuata con successo: la British Petroleum, responsabile del disastro ambientale della marea nera nel Golfo del Messico, ha comunicato di essere riuscita a bloccare la
fuoriuscita di combustibile dal pozzo sottomarino Macondo.

“La pressione del pozzo al momento è stata
contenuta dalla pressione idrostatica dei fanghi iniettati”, l’operazione “Static Kill” ha quindi raggiunto
“l’obiettivo perseguito” riferisce la Bp in una nota. La società britannica informa che “il pozzo viene sorvegliato, secondo la procedura, per assicurare che la pressione resti stabile” e che in seguito ai risultati di questo monitoraggio “si capirà se saranno necessarie nuove iniezioni di fango o meno”.

Nel comunicato diffuso, la Bp ha reso noto che la collaborazione con Thad Allen, responsabile del coordinamento delle operazioni nel Golfo del Messico per il governo statunitense, proseguirà per decidere se “tappare il pozzo con altre colate di cemento attraverso la stessa condotta”.

L’emergenza ha avuto inizio lo scorso 20
aprile, data in cui l’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon causò la morte di undici persone e
determinando la fuoriuscita di petrolio a largo delle coste della Louisiana. Da quel momento l’amministrazione
Usa e la multinazionale britannica, che ha pubblicamente ammesso le proprie colpe chiedendo scusa ai cittadini statunitensi, hanno collaborato cercando di limitare i gravi danni causati all’ecosistema.

Il presidente Barack Obama, visitando il 2 maggio il luogo della catastrofe, non aveva esitato a definire “la marea nera l’11 settembre dell’ambiente”. Un danno economico non indifferente per la società britannica che il 19 luglio ha comunicato di aver avuto perdite per 3,95 miliardi di dollari. Il 2 agosto, invece, il governo Usa e la Bp hanno ufficializzato che in mare sono stati dispersi quasi 5 milioni di barili, l’equivalente di un ottavo
della produzione annuale di petrolio dell’Italia (40 milioni di barili).