La missione del Pd: “Far cadere il governo”

ROMA – Dopo il risultato ottenuto l’altro ieri con i soli 299 no contro la mozione di sfiducia a Caliendo alla Camera bisogna lavorare ancora per mandare in crisi il governo Berlusconi.

Deve essere questa al momento la prima ‘mission’ del Pd e fino a quando il risultato non sarà ottenuto è inutile lambiccarsi su temi come le alleanze e le primarie. Il Partito Democratico prende tempo, in attesa di capire le evoluzioni dello scenario politico che ci saranno a settembre ed è questa, al momento, la linea.


Nel frattempo il segretario Pier Luigi Bersani continuerà a lavorare per ridurre le distanze con tutte le forze di opposizione ma nell’ottica per le alleanze del ‘doppio cerchio’, una sfera di forze che rappresenti il cuore della coalizione guidata dal Pd e una interlocuzione con le altre che potrebbero non essere interessate alla ‘sfida del governo’, come quelle più a sinistra.


Ma su questo tema è scontro con Antonio Di Pietro che, senza giri di parole accusa il Pd di non voler stare nè con l’Idv nè con Vendola ma di voler ricreare la ‘balena bianca’.
Una presa di posizione che ottiene la risposta risentita dei democratici: “Non abbiamo pregiudiziali sulle alleanze”, risponde Giorgio Merlo. E, nel quadro di alleanze prefigurato dal segretario del Pd, se si aprisse lo spazio per un governo di transizione per cambiare la legge elettorale, potrebbe venire buono un sistema come quello del doppio turno.


La prospettiva delle elezioni, al momento non viene, però, presa in considerazione, perchè, come ribadisce Massimo D’Alema, “nessuno ne ha paura ma il problema è che abbiamo una legge elettorale che è profondamente sbagliata ed è persino rischiosa per la situazione politica in cui si trova il Paese”.
La via per aprire la fase di transizione auspicata da Bersani sembra però impervia. Intorno e dentro al Pd esiste chi ritiene più saggio iniziare a prepararsi a quelle elezioni che il premier Silvio Berlusconi ormai vede come buona prospettiva in caso le cose precipitino.


In questa chiave ritorna il tema delle primarie con il sindaco di Torino Sergio Chiamparino che si dice pronto a scendere in campo. In caso di elezioni anticipate, fa sapere “se si ritenesse utile” io “non mi tirerei indietro”.
Primarie e dunque congresso straordinario che chiede anche il ‘veltroniano’ Stefano Ceccanti anche come modo per riportare il Pd al centro della scena, visto che al momento, è il ragionamento, la questione non è tanto quella di quali alleanze fare, ma “se le alleanze che facciamo le vogliamo guidare politicamente”, visto che Vendola da un lato e Rutelli e Casini dall’altra puntano ad avere la leadership.


Lo dimostra in una intervista Francesco Rutelli che chiede al partito di Bersani di scegliere se stare con l’Api o l’Idv. Sottoscrive Di Pietro che (a differenza del suo collega di partito Luigi De Magistris) insiste per le elezioni. “Credo – attacca l’ex pm – che la richiesta di Rutelli al Pd sia più che legittima. Ora il Partito Democratico deve scegliere con chi stare: con il traditore Rutelli o con l’Idv”. Non solo. Secondo l’ex pm in realtà “non vogliono nè lui nè Vendola” ma “rifare la Balena Bianca”.


I ‘movimenti’ che ci sono in questo momento, però, vengono letti dai dirigenti del partito comunque come prematuri. “Improvvisamente – dice Antonello Giacomelli, componente della direzione – tutti si attivano ora che c’è la sospensione d’agosto. Anzichè fare la corsa al posizionamento, ognuno farebbe bene nel suo ruolo a lavorare per la crisi del governo Berlusconi”. È “prematura”, dice anche Francesco Boccia, la discesa in campo di Chiamparino, che pure è una “risorsa” per il Pd: meglio impegnarsi piuttosto per la crisi del governo Berlusconi, che “ad ora dovrebbe rimanere in carica fino al 2013”.