L’Europa non fa per i giovani, sono 17 milioni gli inattivi

ROMA – L’Italia e larga parte dell’Europa non sono un paese per giovani. Sono gli under 30 a pagare il prezzo più alto della devastante crisi economica che si è abbattuta sul pianeta. Una crisi che ha riportato indietro le lancette del tempo di quasi 30 anni in termini di occupazione giovanile. Ma rispetto ai primi anni ‘80 i giovani del terzo millennio scontano una maggiore precarietà.

Nel vecchio continente la disoccupazione giovanile è il doppio rispetto a quella totale e viaggia sopra al 20%. Ma ancor più preoccupante è la crescita dei giovani inattivi. I Neet (acronimo che indica i giovani che né lavorano né studiano) sono una numerosa categoria sociale presente in tutti i paesi europei. L’Italia vanta un triste primato. Quasi 2 milioni di giovani non lavorano, non studiano e non cercano occupazione secondo la fotografia scattata dal rapporto Istat. Sulla base degli ultimi dati Eurostat, riferiti però al 2008, in Italia i giovani che rientrano nella categoria Neet erano il 7,7%, quasi il doppio rispetto alla media europea del 4% per un totale nell’Europa a 27 di un esercito di quasi 17 milioni di persone.

In Italia appena 3 giovani su 100 lavorano o cercano occupazione e studiano al tempo stesso. Fanalino di coda in Europa dove invece questa categoria tra i 18 e i 24 anni ammonta al 10,7% della popolazione giovanile.

La penisola presenta un quadro in deterioramento. Gli ultimi dati Istat mostrano un tasso di disoccupazione tra i giovani che sfiora il 29% con una punta superiore al 40% nel Mezzogiorno, tornando a livelli di fine anni ‘90. Nel 2009 su oltre 360 mila posti di lavoro persi in Italia, l’80% ha riguardato gli under 30. La tenuta sociale del paese è stata garantita grazie agli storici ammortizzatori sociali: cassa integrazione e famiglia. Nell’Europa a 27 soltanto in 7 paesi il tasso di disoccupazione giovanile è inferiore al 10%. Il record negativo è della Spagna dove più di un giovane su tre è disoccupato e nell’ultimo anno i giovani che hanno perso lavoro hanno sfiorato le 400 mila unità su 470 mila posti di lavoro in fumo per il totale dell’economia iberica. Sorprende la Svezia che presenta un tasso di disoccupazione tra i giovani al 30%, peggio anche della Grecia dove è senza lavoro un giovane su 4. Realtà radicalmente diverse in Olanda dove la disoccupazione giovanile è appena al 5,3% o in Danimarca con il 7,6%.

“L’occupazione tra i giovani è diminuita – si legge nell’ultimo rapporto Eurostat – in maniera ben più pronunciata rispetto ai gruppi di età maggiore”. Anche nei primi anni del decennio scorso si è verificato un fenomeno analogo. Tra il 1990 e il 1996 la percentuale di giovani con lavoro è scesa dal 46,5% al 36% nei paesi euro.

Allora come oggi alla perdita di posti di lavoro corrisponde un crescita degli inattivi piuttosto che di quelli disoccupati. La crescita economica negli anni 2000 ha migliorato parzialmente la condizione lavorativa dei giovani. Il tasso di occupazione infatti è risalito ad appena il 40% ma al tempo stesso aumenta l’esercito degli inattivi (non lavorano né cercano occupazione) che nei paesi euro sfiora il 55%.

In crescita in Europa i contratti di lavoro a termine per i giovani. Alla fine degli anni ‘80 circa il 20% dei giovani occupati aveva un contratto di durata a termine ma nel 2008 nell’area euro oltre il 55% dei giovani occupati avevano un contratto con scadenza. L’Italia è nella media europea con un trend in crescita. Ma Germania, Francia, Finlandia e Svezia già a inizio 2000 oltre la metà dei giovani occupati aveva contratti a termine. Il record spetta alla Spagna dove sfiora il 70% ed è in calo dall’82% raggiunto all’inizio del 2000. Eurostat segnala che il contratto a termine interessa quasi esclusivamente gli under 30. Infatti sul totale dell’occupazione nell’Europa a 27 sfiorano il 10% gli occupati che non hanno un contratto a tempo indeterminato.

Preoccupante poi il costante aumento dei giovani economicamente attivi che sono sotto la soglia di povertà. Nell’Europa a 27 i giovani economicamente attivi ma con almeno un mese di disoccupazione per il 41,5% sono sotto la soglia di povertà. Italia e Francia presentano valori intorno al 45%, peggio di Spagna e Grecia al 41,9% e 42,8% rispettivamente. Isola felice è la Danimarca, 9%.