Bagnasco: «Se il Federalismo disgrega, è un disvalore»

CITTA’ DEL VATICANO – Il federalismo può essere ”una ricchezza” solo se ”costruisce l’unità”. Se invece ”disgrega” o ”allontana”, allora è sicuramente ”un disvalore”. E’ quanto dice, in un’intervista pubblicata dall’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, il cardinale presidente della Cei Angelo Bagnasco.


Il capo dei vescovi rispondeva a una domanda sul progetto federalista propugnato nell’800 da Antonio Rosmini, il padre del cattolicesimo liberale beatificato nel 2007, ma le sue parole toccano un tema cruciale del dibattito politico. Tanto che a stretto giro è arrivata, tra le altre, la reazione del ministro Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord, che invita Bagnasco a ”stare tranquillo”, perchè la riforma ”che stiamo realizzando è quella di un federalismo che storicamente ha unito quello che era diviso o ha impedito, attraverso la valorizzazione delle diversità, della responsabilità e della trasparenza, ineludibili processi di disgregazione”.


– La mancata attuazione del federalismo, invece – aggiunge Calderoli -, porterebbe alla disgregazione e quindi a quel disvalore sempre da lui richiamato.


Bagnasco, nell’intervista in occasione delle celebrazioni a Stresa per il 155/o anniversario della morte di Rosmini, rileva che ”la molteplicità, in tutti i campi, è una ricchezza se costruisce l’unità; se invece disgrega e allontana, allora non diventa più un valore ma un disvalore”.


”Si vorrebbe, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti – aggiunge l’arcivescovo di Genova -, che le specificità delle persone, come delle culture e delle regioni, diventino una ricchezza per il bene dell’insieme, un bene che deve essere reale per tutti”.


Non è la prima volta, quest’anno, che i vescovi intervengono sul tema del federalismo, da loro auspicato solo se ”solidale, realistico e unitario”, mentre ”costituirebbe una sconfitta per tutti” se ”accentuasse la distanza tra le diverse parti d’Italia”, come si legge nel documento Cei di febbraio su Chiesa italiana e Mezzogiorno. Lo stesso Bagnasco, nel maggio scorso aveva detto che in un ”equo” assetto federale ”nessuno deve rimanere indietro”. Aprendo poi i lavori dell’assemblea della Cei, aveva rimarcato che ”l’unità del Paese resta una conquista e un ancoraggio irrinunciabili”.


A giugno, il segretario della Cei, Mariano Crociata, aveva sostenuto che il processo federalista può rafforzare l’unità Nord-Sud ”se equilibrato con le istanze fondamentali sull’unità della nazione”. Resta il fatto, aveva quindi rilevato nuovamente Bagnasco un mese, che ”il federalismo non è una ricetta magica”, ma ”un’intuizione” già presente nella dottrina della Chiesa che va coniugata col principio di ”solidarietà”.


Tra le altre reazioni all’intervista di Bagnasco, un plauso arriva dal governatore del Veneto Luca Zaia, che però dice che ”di non rispettoso ed egoistico c’è il fatto incontestabile che tre-quattro regioni pagano il conto per tutte le altre”.


Per Enrico Farinone (Pd), ”di questo federalismo sappiamo ben poco, nè quanto costa nè chi ne beneficerà”, con la Lega che lo usa ”come arma per ricattare Berlusconi”.


Quanto a don Rosmini, pensatore e patriota che condivideva il movimento di liberazione nazionale, egli semplicemente vedeva nel federalismo il miglior modello possibile per un Paese composito come l’Italia, funzionale anche al mantenimento dell’indipendenza della Chiesa cattolica.