Fiat, Marchionne lancia un nuovo patto sociale

Una strenua difesa della posizione della Fiat nella vicenda Melfi, e una critica spietata al sistema industriale italiano. È stata questa la linea adottata dall’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, nel corso del suo intervento al meeting di Rimini. Per quanto riguarda Melfi, dopo aver ribadito di “aver rispettato la legge” Marchionne ha sottolineato “la gravità delle accuse mosse contro la Fiat” e si è scagliato contro chi difende i tre dipendenti: “È inammissibile – ha sottolineato – tollerare e difendere alcuni comportamenti, come la mancanza di rispetto delle regole e gli illeciti che in qualche caso sono arrivati anche al sabotaggio”.

Il top manager, che ha scritto una lettera al capo dello Stato spiegando le ragioni dell’azienda, ha precisato di voler accogliere l’invito rivolto dal Colle. “Ho un grandissimo rispetto per lui come persona e per il suo ruolo di Presidente della Repubblica e accetto da lui anche l’invito a cercare di trovare una soluzione a questo problema”.

Più in generale, sul sistema Paese, l’ad del Lingotto ha proposto un nuovo “patto sociale”, che superi definitivamente il conflitto operaipadrone. “Non siamo più negli anni Sessanta – ha detto – bisogna tralasciare l’idea della contrapposizione tra capitale e lavoro, tra operaio e padrone”. E ha puntato il dito contro la “paura di cambiare” che c’è in Italia. Immediata la replica dei tre operai reintegrati dal giudice che hanno seguito a distanza il discorso: “Invito Marchionne – ha commentato a caldo Giovanni Barozzino – a venire negli stabilimenti in Italia e vedere realmente cosa succede in Italia, visto che gira tutti gli stabilimenti in America. Se non ha paura della verità, venga a vedere”. Secca anche la risposta della Fiom.

“La sostanza del discorso che l’amministratore delegato della Fiat ha fatto all’assemblea dei ciellini – ha commentato Giorgio Cremaschi – è di puro stampo reazionario. Come un padrone delle ferriere dell’Ottocento, Marchionne ha spiegato che non ci deve essere conflitto tra padroni e operai, cioè che comandano solo i padroni, e che nella globalizzazione i diritti e la dignità del lavoro sono quelli che vengono definiti dal mercato”. Intanto dalle colonne di un quotidiano, in attesa del discorso, il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, aveva aperto al dialogo. “Se da Marchionne arrivasse un segnale di disponibilità, la Cgil e la Fiom lo coglierebbero e il dialogo potrebbe ripartire”.

Sul fronte politico, l’Idv auspica “che Marchionne non arrivi alla deriva di considerare i giudici condizionati da campagne mediatiche, gestite magari dai soliti comunisti”. Per il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, bisogna evitare “che una radicalizzazione di questa vertenza in sé limitata abbia riflessi negativi su intese positive che riguardino il problema globale”.