Prandelli, è tempo di fare sul serio

“L’unica via è il gioco”. È una meravigliosa utopia, quella del cinquantatreenne Cesare Prandelli, una
vita damediano e una carriera in panchina fatta di spettacolo, sogni e fair play. Ora l’hanno chiamato per ricostruire il calcio italiano dal vertice, mentre altri ci provano dalla base. Inmezzo, una serie A ripartita tra vecchi vizi e poca gioventù, in parte “ostaggio degli ultrà” e in parte legata ai diktat di vittoria dei club agli allenatori, dal Palermo alMilan. Ecco perché lo slogan di Prandelli resta in bilico tra la rivoluzione epocale
e la rovinosa caduta, e il tempo lì che stringe con la trasferta azzurra in Estonia.

“È chiaro che dobbiamo già entrare nella logica del risultato. A Tallin più che lo spettacolo cercheremo equilibrio in campo e punti”, dice cominciando la preparazione alla sua prima ufficiale sulla panchina della nazionale. Domenica per la prima volta ha vissuto una domenica di campionato diversa, “da tifoso dell’Italia, sperando non si facessero
male i miei giocatori”.

E da fuori, lo spettacolo del campionato che fu il più bello del mondo non dà per ora spunti particolari. “Non credo sia il più bello, di sicuro il più interessante, per quanto siamo bravi a creare tensioni – ammette – A me quelle del dopopartita nonmancano per nulla. È presto per dire i valori del campionato, basta dire che oggi chi è più piccolo fisicamente decide una partita, perché già in forma: ma sarà un campionato molto equilibrato, specie nella lotta al quarto posto.Non vedo quattro squadre che staccano nettamente tutte le altre”. In fondo, è la logica dell’anti-risultato. “Ho visto che Zaccheroni va ad
allenare il Giappone. È una contraddizione – rileva Prandelli – I nostri allenatori sono sempre richiesti all’estero, le nostre squadre hanno difficoltà fuori confine. Chiediamoci il perché: forse bisogna ricominciare
a guardare il gioco, e anche chi osserva da fuori deve riabituarsi a non giudicare solo dal risultato”.

Sintonia perfetta con Sacchi, nuovo coordinatore delle nazionali giovanili, col quale il ct ha parlato a lungo giorni fa: “È sempre Sacchi, vulcanico, entusiasta, pieno di idee. Consigli di formazione no, ovvio: è molto professionale. Ma abbiamo parlato di come aiutare il calcio giovanile. È un lavoro a lungo termine…”. Perché se un talento come Balotelli è costretto a volare inPremier, con tanto di recriminazioni, anche il Ct della nazionale resta perplesso: “Quando un giocatore di valore va all’estero, merita una riflessione – dice Prandelli -Ma prendiamo il lato positivo: al City Mario avrà modo di giocare con continuità, e di confrontarsi con un campionato con meno tensioni. Lì è calcio e solo calcio: ora dipende solo da lui dimostrare la sua forza”.

In attesa di ritrovarlo, l’Italia fa i conti con un primo impegno di qualificazione europea contro gli estoni, ammettendo che “loro sono più squadra”. “Noi ora quell’identità la stiamo costruendo, dunque è fondamentale il risultato. Anche se il messaggio resta intatto, non conta solo quello”, conclude Prandelli. Rimandando ogni utopia.