Fini: “Sarò Presidente della Camera fino a fine legislatura”

ROMA – “Presidente della Camera lo sono ora e lo sarò per tutta la legislatura”. Gianfranco Fini lo dice subito, quasi a voler sgomberare in modo netto il campo anche dal piu’ piccolo equivoco e, nel corso di una lunga intervista al nuovo Tg della 7, spiega che “la Camera non e’ la ‘dependance del governo’ e che le istituzioni non sono di proprieta’ di nessuno.

Anzi, sottolinea, “sarebbe grave se qualcuno, e in particolar modo il presidente del Consiglio, dicesse ‘ti abbiamo eletto noi e devi rispondere a noi’”. Una risposta diretta, secca, indirizzata a Berlusconi e Bossi che solo luendì notte avevano annunciato di voler andare da Napolitano per chiedere la sua testa.

Regolamento alla mano Fini ha svolto una rapida lezione costituzionale agli ex alleati consigliando loro di desistere dalle intenzioni bellicose contenute nel documento redatto ad Arcore perche’ “se volessero salire al Colle dimostrerebbero di essere degli analfabeti in diritto costituzionale: nessuno – ha ribadito – nemmeno il capo dello Stato, può indurre quelle dimissioni”.

E se proprio al Quirinale volessero andarci – “e’ questo e’ sacrosanto e doveroso” – lo facessero “ma per parlare della situazione politica”. Non regala nuovi titoli il presidente della Camera rispetto a quelli che hanno occupato i giornali dopo Mirabello, ma nella prima intervista dopo oltre un mese, l’ex leader di An ci tiene a precisare e ribadire tutti i concetti espressi dal palco della festa tricolore. Ad iniziare dal certificato di morte che redige per il Pdl che, nato da un patto fondativo siglato da lui e da Berlusconi, con “il mio allontanamento in due ore e senza che io potessi esporre le mie ragioni”, perde di fatto la propria ‘ragione sociale’.
Una rottura che, pur passando per lo sviluppo del progetto di Futuro e Liberta’ in qualcosa di piu’ di un semplice gruppo parlamentare, non vuole precipitare il paese verso le elezioni. Anzi, scandisce Fini: “Votare ora sarebbe da irresponsabili” e “il governo deve pensare a governare”. Certo, aggiunge subito dopo, non come ha fatto finora.

Ma prestando ascolto, ad esempio, ad iniziare dalla discussione “di come tradurre in concreto i punti del programma per migliorarli e limitare i danni” alla collettività. Se cosi’ non fosse, assicura, “Futuro e Libertà sarebbe prontissimo al voto in primavera”. Anche se, ricorda, in caso venisse meno la maggioranza, “la parola passerebbe al Capo dello Stato”.

No, dunque, a “elezioni evocate per regolare i conti”. Ma no anche alla “lapidazione” mediatica di cui Fini si e’ sentito vittima. Premettendo di sentirsi “sereno e con la coscienza a posto”, il presidente della Camera chiude il proprio intervento affrontando la vicenda della casa di Montecarlo: “li’ – dice – non ci sono mai stato” e chi dice il contrario “deve provarlo”.