Orgoglioso del governo, “Andiamo avanti”

ROMA – Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si dice “orgoglioso” di essere nel governo Berlusconi ed e’ quindi assolutamente “convinto di continuare questa attivita’. Abbiamo l’idea di andare avanti. Se poi non si può…”.


Tremonti lo afferma in apertura al suo intervento alla festa dei giovani del Pdl, Atreju, ieri a Roma. Al suo arrivo viene sottoposto, come gli altri membri dell’esecutivo che hanno partecipato, al gioco ‘chi butteresti giu’ dalla torre?’.
Ma Tremonti si defila, forse anche perche’ i candidati ad essere ‘buttati’ sono Renato Brunetta (che nel pomeriggio lo ‘salva’ dallo stesso gioco) e il governatore di Bankitalia, Mario Draghi. “Butto giu’ la torre”, taglia corto.


Poi, dopo un primo ‘bagno di folla’ tra strette di mano e soste agli stand, arriva sul palco. Le prime domande sono sulla crisi: il ministro ribadisce la sua analisi ‘storica’ e la diagnosi: “il mondo e’ totalmente cambiato per la vita delle persone e per l’attivita’ delle imprese”. Poi sprona i giovani a “guardare oltre i confini. Cercare di guardare fuori rispetto a quello che vediamo da vicino”.


Questo anche perche’ “il mondo e’ completamente cambiato, e per il posto fisso non basta piu’ neanche la laurea”. “Io – ha proseguito – sono diventato professore universitario, ma oggi non saprei come fare”.
Insomma, esiste ancora “l’illusione che la laurea sia un ascensore sociale. Ma ora questo ascensore porta molti verso il vuoto”. Quindi, due proposte: investire sull’istruzione tecnica e utilizzare la Rai per diffondere l’utilizzo della lingua inglese in Italia.


Un altro tema e’ quello del Mezzogiorno e del Federalismo che e’ “una idea di maggior controllo e responsabilita’. Ma in molte regione del Sud prima del federalismo ci vuole lo Stato”. Il ministro fa un esempio: “la Calabria non ha la contabilita’ della sanita’, un po’ come i racconti di Omero, tramandati a voce. Questo non e’ possibile. Noi siamo stati costretti a mandare la guardia di finanza per ricostruire la contabilità”. Insomma, “cambiare per il Sud vuol dire che deve tornare lo Stato”.


Alla fine verso l’uscita, tra chi gli fa carezzare il bambino piccolo (“lo porti a dormire che e’ tardi”, consiglia Tremonti), e chi gli passa il suo progetto scritto a 16 anni per abbattere il debito, il ministro parla anche della non piacevole proiezione dell’Ocse sull’Italia, argomento che ha tenuto banco tutto il giorno: “io guardo i dati Istat, vedrete domani… anche se ho un enorme rispetto per l’Ocse”.