Fernandez nella casa del suo ‘maestro’ Sacchi

Molto di più di un’ammirazione o di un apprezzamento, quello di Jean Fernandez – allenatore dell’Auxerre – è un amore sviscerato, un’adorazione per la squadra rossonera. È lui a raccontarne l’origine e i motivi in un’intervista a L’Equipe, ricordando Arrigo Sacchi, “il maestro del calcio totale”. Entrando a San Siro, dice Fernandez, “avrò un orgoglio enorme, perché il Milan è un club a parte. Quando ho cominciato la carriera
a Cannes, nel 1985, ho visitato diversi grandi club europei. Ma sono andato soprattutto in Italia ad assistere
ai match di Platini nella Juventus e a quelli del Milan. Perché era la miglior squadra in Europa. Il più grande club del mondo. A Cannes, avevo instaurato un rituale: partita il sabato sera e riposo la domenica.


Questo mi consentiva di andare a San Siro in macchina”. Nella mente di Fernandez ci sono ancora i giorni
trascorsi a Milanello: “passai una settimana fantastica lì, in compagnia di Arsene Wenger, all’epoca allenatore del Monaco. Quando uscii da quel santuario, non ero più lo stesso. Sacchi era considerato come uno dei maestri del calcio offensivo e totale. Il Milan ha cambiato la mia vita, mi ha influenzato nel gioco, nella
gestione degli uomini, nel lavoro. Tornando da lì, la mia filosofia del lavoro muto”. Perché? “Negli allenamenti
c’era una tale intensità! All’epoca si diceva che bastava il talento. Che meno lavoravi in settimana, più avevi energia il giorno della partita. Sacchi dimostrò il contrario. Le sue sedute duravano a volte due ore e mezzo. Bisognava vedere giocatori come Gullit, Rijkaard o Van Basten lavorare così duro!”.

Quanto alla sfida
con i suoi idoli, Fernandez non si fa troppe illusioni: “non per mancanza di rispetto nei miei giocatori – spiega –
né rispetto alla qualità del gruppo, ma entriamo in un mondo che non è il nostro. Siamo fieri di rappresentare il calcio francese, la città di Auxerre e la sua regione, ma non siamo sciocchi. Il Real finirà primo nel girone, il
Milan secondo e dopo vedremo che cosa si può fare con l’Ajax”. È soltanto “realismo”, insiste Fernandez, “d’altra parte fra noi non ce n’è uno che non conosca tutti i giocatori del Milan. Ma non sono sicuro che i giocatori del Milan conoscano anche soltanto uno dei nostri. Allora, quando si finisce in un gruppo
così prestigioso, l’idea è di non essere ridicoli…”.